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L'ultimo atto per la ricerca di un nuovo governo in Grecia si consumerà nelle mani del capo dello Stato.

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Oggiil Presidente ha convocato per le 11 i leader delle tre formazioni che hanno ottenuto più voti alle ultime elezioni, il capo del partito conservatore Antonis Samaras, il socialista Evangelos Venizelos e il leader della sinistra radicale Alex Tsipras, il responsabile del «no» all'accordo per formare il nuovo governo. Finite le consultazioni con i tre, il presidente della Repubblica incontrerà anche i segretari delle formazioni minori, compreso il partito neonazista Alba dorata. Se anche Papoulias fallirà nel tentativo, allora - in base alla Costituzione - dovrà nominare un rappresentante temporaneo del governo per partecipare agli appuntamenti internazionali, che sceglierà tra uno degli alti magistrati che presiedono la Corte Suprema, il Consiglio di Stato o la Corte dei Conti, e si tornerà alle urne a giugno. E questa, negli ambienti politici greci, è proprio l'ipotesi più probabile. Difficile, infatti, che il leader della sinistra radicale si «pieghi» alla richiesta di entrare nel governo con il Pasok e con Nia Dimocratia. Anche se arriva dal Presidente della Repubblica. Da loro è diviso soprattutto da una posizione anti-europeista: Alex Tsipras è contro la rigide norme di auterity che la Ue ha imposto ad Atene. «Non possiamo partecipare a un governo che è stato condannato dal popolo greco – ha spiegato venerdì sera dopo un'ora di vertice con Venizelos – Il nostro rifiuto si basa sul fatto che ci chiedono di partecipare a un esecutivo che metterà in atto le rigide misure previste dal Memorandum mentre l'indicazione del popolo scaturita dalle urne è contro il Memorandum». Un no che Venizelos ha confermato al capo dello Stato durante un breve incontro tra i due, al palazzo presidenziale, dopo il fallimento delle consultazioni. Il leader dei socialisti ha spiegato al Presidente della Repubblica che «Nea Dimocratia, Pasok e Sinistra Democratica sono d'accordo sulla necessità di formare un governo filo-europeo che duri due anni e che sia teso a mantenere la Grecia nell'eurozona e a migliorare le condizioni del piano di salvataggio per un suo eventuale superamento. Per far ciò, però, occorre la partecipazione di Syriza e del suo leader, ma da lui non ho ricevuto una risposta positiva in tal senso». Una linea intransigente della sinistra radicale che però potrebbe pagare in termini elettorali se la Grecia, come è molto probabile, tornerà a votare. Ieri un settimanale economico greco ha pubblicato un sondaggio che conferma la tendenza secondo cui Syriza avrebbe più sostenitori del conservatore Nuova democrazia. E diventerebbe il più votato. Escludendo chi ha dichiarato di non sapere rispondere e chi ha rifiutato di esprimersi, Syriza oggi alle elezioni otterrebbe il 25,5% delle preferenze, più del 16,8% raggiunto nel voto del 6 maggio. Nuova Democrazia seguirebbe con il 21,7%, in salita rispetto al 18,9% ottenuto al voto, mentre i socialisti del Pasok avrebbero il 14,6%, più del 13,2% registrato. Greci indipendenti raggiungerebbe il 10,5% dei voti, leggermente meno del 10,6% di quanto avuto nel voto di maggio. Il sondaggio prevede anche un calo per i Comunisti, dall'8,5% al 5,3%, e per l'estrema destra Alba d'oro, dal 7% al 4,8%. In uno scenario di questo tipo Tsipras non avrebbe comunque voti sufficienti a governare, anche se la legge elettorale greca gli assegna un bonus di 50 seggi previsto per il primo partito. Ma a quel punto sarebbe lui a condurre le trattative. Pa. Zap.

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