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Il salto di qualità creerà divisioni tra gli anarchici italiani

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Lalotta armata, infatti, non fa parte della tradizione anarco-insurrezionalista e dunque la scelta di sparare ad Adinolfi, l'alzo del tiro del Fai, rischia di creare controversie interne ai gruppi. Un elemento quindi che può favorire gli apparati investigativi delle forze dell'ordine impegnati a disarticolare i gruppi anarchici che hanno impugnato le armi. L'analisi attenta è del sottosegretario all'Interno Carlo De Stefano, il maggior esperto dell'antiterrorismo italiano che, prima di essere chiamato da Monti al governo, ha speso tutta la sua carriera all'Ucigos, la direzione della polizia di prevenzione della Poliza diStato. Da subito De Stefano ha intuito che la vicenda Adinolfi segnava una svolta per il movimento anarchico. «Gli anarco-insurrezionalisti sono caratterizzati da sempre- spiega il sottosegretario Stefano - dall'individualismo e dalla autonomia, posizioni estranee alla concezione della lotta armata organizzata dei gruppi marxisti-leninisti, che invece erano dotati di una struttura verticistica». L'impostazione dei gruppi, sottolinea De Stefano - è stata dunque da sempre diversa: gli anarchici costituiti in piccoli gruppi autonomi e autogestiti, i brigatisti strutturati in una organizzazione rigida e con un piano strategico più ampio. Altra differenza sostanziale è che - aggiunge - i brigatisti hanno sempre avuto una vita clandestina parallela a quella normale di persone inserite in attività lavorative. «Non così gli anarchici che hanno sempre dichiarato la loro appartenenza». «Il salto di qualità» avvenuto con Adinolfi segna dunque uno spartiacque anche per l'ampliamento e la diversificazione degli obiettivi spiega Carlo De Stefano: «In passato questi gruppi hanno sempre privilegiato, infatti, i cosiddetti apparati repressivi dello Stato, come le forze dell'ordine, le carceri e i centri per gli immigrati, obiettivi altamente simbolici, oggi si sono rivolti alle grandi aziende, colpendo i singoli». Questo, secondo De Stefano, rischia di essere un elemento destabilizzante «una scelta non condivisa che potrebbe spaccare il movimento, aprire un dibattito interno, e fornire una sponda alle indagini». Il sottosegretario non nasconde comunque la preoccupazione per la nuova progettualità terroristica annunciata nel volantino di rivendicazione e «per le azioni messe in atto per affinità e emulazione». Il pacco bomba a Equitalia e le molotov alla sede di Livorno di ieri notte «molto verosimilmente - dice il sottosegretario - rientrano nel modus operandi di affinità, proprio degli anarchici». L'attenzione, dunque, è altissima ed è grande lo sforzo per contrastare il pericolo. Mau.Pic.

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