Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Monti: "Le conseguenze della crisi? Rifletta chi l'ha provocata"

Il premier Mario Monti

  • a
  • a
  • a

Il premier Monti mette subito le cose in chiaro sul voto delle amministrative sul governo che guida: non ci sarà nessuna conseguenza. Insomma la dèbacle elettorale del Pdl, l'inconsistenza del Terzo Polo nelle urne e la tenuta a fatica del Pd, non mettono a rischio l'esecutivo. Che al contario unitamente ai risultati in Francia, Grecia e persino Germania, è ora più «agevolato» nel compito di chiedere all'Europa di fare di più sul fronte della crescita. Ed è proprio l'Ue che ora deve passare dalle parole ai fatti, adottando il prima possibile misure per rilanciare la stagnante economia del Vecchio Continente. Il premier chiede uno scatto di reni alla politica comunitaria durante un dibattito a Roma con l'eurocommissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn. Un occasione per togliersi un sassolino dalle scarpe sulle «conseguenze umane» della crisi invitando coloro che hanno «portato l'economia in questo stato» a «riflettere» sulle «conseguenze» di una «crisi drammatica» figlia dell'insufficiente attenzione alle «riforme strutturali». Una frase pesante che molti nella platea associano immediatamente ai tanti suicidi che costellano tragicamente la cronaca di questi giorni e che per questo scatenano alcune piccate reazioni da parte di quei partiti che si sentono chiamati in causa. E così, prima palazzo Chigi, poi lo stesso presidente del Consiglio chiariscono: non mi riferivo a chi si è tolto la vita, evento tragico di cui «non mi permetterei di parlare in un contesto come questo», precisa Monti. Né tantomeno a puntavo l'indice contro questo o quel governo, aggiunge. Insomma, rimarca con un occhio ai partiti (e in particolare a quello di Silvio Berlusconi particolarmente agitato dopo il voto) non c'era nessun intento di fare «speculazioni politiche». Il cuore del discorso del professore è sull'Europa. Del resto il dibattito, al quale partecipano il commissario Rehn, è proprio sulle riforme italiane nel quadro della governance Ue. Le sue parole però sembrano rivolte principalmente ai partiti ai quali sembra voler dire: state tranquilli, il governo sta seminando molto ed ora il Paese raccoglierà i primi frutti. Ma a scanso di equivoci torna alla carica sul fronte europeo. Soprattutto con Berlino. Chiede ai tedeschi di modificare le regole contabili in modo che gli investimenti pubblici e il saldo dei debiti della Pa nei confronti delle imprese non gravi più sui bilancio statali. Sarebbe una bella boccata d'ossigeno per i conti italiani, ma per riuscirci bisogna prima convincere Angela Merkel. E per riuscirci, Monti lancia un veemente appello, esortando la Commissione europea a «trascinare» i partner Ue più riluttanti e spronando gli altri partner a darsi una mossa. Perchè, sottolinea sperando che i partiti lo ascoltino, «non possiamo più solo studiare» le misure per favorire la crescita, dobbiamo attuarle. Sa perfettamente che le forze politiche, «insofferenti» alla disciplina di bilancio, gli chiedono di «battere i pugni sul tavolo». Ma farlo, magari adottando unilateralmente misure contrarie al rigore, sarebbe «controproducente» perché l'Italia sarebbe punita dai mercati con lo spread che «schizzerebbe» alle stelle. A giudizio del premier è meglio lavorare di cesello, convincendo la Germania che «strangolare» le imprese o impedire di lavorare sul fronte della domanda è sbagliato e non porterà quella maggiore crescita indispensabile per uscire dalla crisi. In questo suo sforzo diplomatico, aggiunge Monti, le elezioni del fine settimana (in Italia, in Germania, ma soprattutto in Francia e in Grecia), con l'affermazioni di partiti 'anti-sistemà e di quelle forze che sostengono le riforme per la crescita, possono essere di aiuto. L'Italia, precisa, non mira a mettere in discussione il rigore, altrimenti le conseguenze della crisi sarebbero persino peggiori, ma punta ad accompagnare alla disciplina azioni per rilanciare l'economia. Ecco perchè il premier si dice fiducioso che gli eurobond vedranno la luce, anche se magari non subito. Fil. Cal.

Dai blog