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Casini spiazzato dalla forza centrifuga

Casini

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La parte più difficile sta nello scegliere da che angolazione guardare le cose. Se limitarsi all'orticello - con l'Udc che tutto sommato tiene - oppure rivolgersi al quadro più generale. Quello del grande partito dei moderati, che in queste amministrative avrebbe dovuto far sentire i primi vagiti e invece si è liquefatto. Alla fine Pierferdinando Casini sceglie la strada più difficile. Rivendica i risultati del suo partito ma non fa fatica ad ammettere il dato più evidente della tornata elettorale: la sorprendente e temuta - da lui - forza centrifuga. «Dal voto emerge un risultato positivo per noi - spiega a margine del Consiglio nazionale del partito - ma io sono estremamente scontento. I partiti tradizionali sono stati sconfitti e Grillo ha avuto un exploit straordinario, quindi i moderati sono sotto un cumulo di macerie». Poi si congeda dai giornalisti con una battuta: «Ora si deve avviare una lunga riflessione. Personalmente, me ne andrei in un eremo per riflettere meglio». Su cosa? Innanzitutto su quello che è successo al famigerato popolo dei moderati. Da sempre per gli analisti le elezioni si vincono al centro. Niente di più facile, in una fase di crisi come questa, che posizionarsi in mezzo allo scacchiere e attendere i transfughi delusi dai due poli. Invece tutto questo non è successo, lo dice lo stesso Casini quando ammette che «i voti di Pdl e Lega non li abbiamo presi noi». Riduttivo, poi, sarebbe addossare tutte le colpe all'astensionismo. Qualche moderato sarà pure rimasto a casa, ma qualcun altro ha deciso per una volta nella vita di vestire i panni dell'incendiario. Magari anche per mancanza di scelta. In queste elezioni, in fondo, il terzo polo non si è visto. Udc, Api e Fli si sono presentati divisi quasi ovunque, chi col centrosinistra, chi col centrodestra, chi con le civiche. D'accordo che le Amministrative sono diverse dalle Politiche, ma a non credere al grande centro sembrano essere stati soprattutto Casini, Fini e Rutelli. Come se il progetto partorito in pompa magna qualche mese fa fosse rimasto una semplice manovra di Palazzo senza riscontro nel Paese. Ci sarebbe poi l'effetto Monti, quello che ha colpito in maniera più o meno pesante tutte le forze che sostengono il governo dei tecnici. Ma da quell'orecchio Casini non vuol sentirci: «È il momento di assumersi le responsabilità, non certo di togliere il sostegno a Monti», dice Pierferdy. Non senza rispondere ironicamente ad Alfano, stufo dei vertici ABC: «Ho vissuto per anni senza quei vertici e posso continuare a farne a meno»... Questo è il presente. Ma il futuro? C'è chi come Ciocchetti, vicepresidente della Regione Lazio, invita il leader a «fare scelte coraggiose, perché le elezioni ci dicono che il vecchio sistema dei partiti è tramontato e occorre cambiare». Casini replica rilanciando il progetto del Partito della Nazione: «Occorre andare molto oltre l'Udc - dice - molto oltre il terzo polo. Il progetto per riunire i moderati del Paese se prima era urgente ora è fondamentale». «Il terzo polo è stato importante per chiudere la stagione del berlusconismo - aggiunge in serata al Tg1 - ma non è in grado di rappresentare la richiesta di cambiamento». Ma questo non vuol dire nuove alleanze: «Non intendo aggiungermi alla foto di Vasto o inseguire la Lega per le valli padane». Con buona pace di chi continua a chiedergli cosa vuol fare da grande.

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