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Il caso Monte dei Paschi tiene in ansia il Pd

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CassaforteLa sinistra ha sempre controllato l'istituto ora finito in una faida tra ex Dl e ex Ds

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DiciMonte dei Paschi di Siena e pensi al Pd. Ovviamente il collegamento può non essere così immediato. Magari qualche appassionato può spingersi fino a pensare alla squadra che, negli ultimi anni, ha trasformato il campionato italiano di basket in una sorta di lungo allenamento verso la conquista, scontata, dello scudetto. Ciò non toglie che l'istituto di credito senese, il più antico del mondo fondato nel 1472, porti con sé l'immagine di "cassaforte" di una certa sinistra. In particolare quella che fu Pci, Pds, Ds e ora Pd. Ma anche di una certa sinistra democristiana che non a caso aveva stretto con i comunisti un "patto di non belligeranza" per piazzare gli uomini giusti al posto giusto. La cosa è andata avanti finché le due "fazioni" non si sono ritrovate dalla stessa parte della barricata. Lì la situazione si è fatta complicata. E lo è diventata ancora di più quando il sindaco della città Franco Ceccuzzi (ex diessino), in qualità di azionista della Fondazione che controlla la banca, ha deciso di fare un po' di cambiamenti nell'organizzazione dell'istituto. Così, al posto del dimissionario Giuseppe Mussari è arrivato Alessandro Profumo. A quel punto lo scontro è diventato durissimo. Perché Profumo è uomo gradito a Pier Luigi Bersani, Massimo D'Alema e Rosy Bindi, ma non agli ex Margherita locali (con qualche appoggio a Roma) che in Monte dei Paschi sono rappresentati dal presidente della Fondazione Gabriello Mancini. Cioè, in realtà il nuovo numero uno della banca c'entra poco. Il vero nodo è Mancini che è in scadenza e rischia di non essere riconfermato, mentre Alfredo Monaci, fratello dell'ex ras Dc Alberto, è rimasto fuori dal nuovo Cda dell'istituto. Insomma ce n'è abbastanza per pensare ad una "manovra" ex Ds per prendere il controllo della cassaforte, e infatti la rappresaglia è stata immediata. Sette consiglieri comunali tra cui sei ex Dl hanno infatti votato contro il bilancio consuntivo del comune in aperta polemica con Ceccuzzi. Beppe Fioroni li ha difesi spiegando che il voto era motivato da un ammanco di 6,4 milioni legato al fatto che la Fondazione Mps non garantisce più gli 11,6 milioni attesi, ma solo 5,2. La resa dei conti è fissata per il 15 maggio e il rischio è che il comune venga commissariato, con i senesi richiamati alle urne a poco più di un anno dalle elezioni che incoronarono Ceccuzzi. La situazione per i Democratici, quindi, è piuttosto complicata. Soprattutto alla luce del blitz che mercoledì ha visto la Guardia di Finanza entrare a Rocca Salimbeni, sede della banca, in Comune, in Provincia e nella case di Mussari e di altri ex vertici dell'istituto e della Fondazione. Dopotutto Mussari da anni, a titolo personale, finanzia il Partito Democratico di Siena. In ogni caso l'inchiesta della procura di Siena per l'acquisizione di Banca Antoneveneta nel 2008 non sembra preoccupare Profumo e il nuovo amministratore delegato Fabrizio Viola che, anzi, la ritengono un'occasione per accelerare ulteriormente il cambiamento. Certo, ha spiegato il neopresidente di Mps in una conferenza stampa per parlare delle perquisizioni del giorno precedente, da cambiare c'è molto, perché «il mondo è diverso», ed è meglio «essere veloci che grandi e grossi». Nessuno vuole comunque gettare in un cestino la storia di una banca «che ha 500 anni e vuole essere ancora qui tra altri 500». Viola ha quindi spiegato che «più capitale e più liquidità» dovranno essere capisaldi del piano che sarà pronto per metà giugno, mentre il ritorno alla remunerazione dei soci non è una priorità. Viola ha quindi parlato di cessioni senza dire, però, quali saranno gli asset in vendita. Ai giornalisti che insistevano su Antonveneta, il presidente ha chiarito di «non avere parametri» per giudicare l'acquisizione finita sotto la lente della procura. «Ho fatto tantissime acquisizioni, alcune anche care - ha spiegato -, ma se gioco la schedina il lunedì faccio sempre 13». Di certo non avvierà un'indagine interna su quell'operazione, «sarebbe solo un modo per guardare al passato mentre noi vogliamo guardare avanti e fare cose utili per ll futuro della banca». Infine, a chi chiedeva se ha già sentito l'influenza della massoneria, che qualcuno vorrebbe molto pressante a Siena, Profumo ha risposto senza indugio: «Non ne faccio parte parte, non me l'hanno mai chiesto. Sarò forse Alice nel paese delle meraviglie ma non sono in grado di rispondere». Intanto sempre ieri il comandante provinciale della Gdf di Siena, Gianpaolo Mazza, ha spiegato che «l'indagine è a 360 gradi» e che «si sta valutando anche l'ipotesi che la Banca Mps possa essere stata danneggiata. Abbiamo il sospetto che dall'acquisizione a oggi la banca abbia avuto solo ripercussioni. Nessuno vuole affossare la Banca. Qualcuno potrebbe averla danneggiata». Anche la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che controlla il 36,5% del capitale della banca, ha fatto sapere di sentirsi «parte lesa». Sviluppi potrebbero arrivare nei prossimi giorni dai documenti sequestrati. Nic. Imb.

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