Punita la casta
PartitiRinchiusi nelle stanze del potere e sempre più lontani dal popolo
Tanto tuonò che piovve. Il risultato delle elezioni amministrative conferma, in misura largamente superiore alle previsioni, il terremoto politico che era nell'aria. I due maggiori partiti, Pdl e Pd, escono sconfitti dalle urne. Il primo si è addirittura liquefatto, il secondo non sta meglio, quanto meno perché, in più parti, anche dove è riuscito a prevalere il candidato del centrosinistra, questo non è espressione del partito ma piuttosto di una contestazione al suo apparato dirigente. Questo è il dato che emerge immediatamente dalle urne. Ed è un dato cui fa da contorno il successo innegabile del movimento di Beppe Grillo. Per valutare appieno il significato di questo terremoto, però, sarebbe errato collegare in maniera troppo stretta questi risultati con quelli che si sono registrati in altri tipi di consultazioni elettorali svoltesi contemporaneamente in diversi Paesi europei. C'è una linea di tendenza generale che certifica il disagio e la preoccupazione dei cittadini di fronte alla gravità della crisi economica e, al tempo stesso, esprime la contrarietà alla politica di sudditanza nei confronti della Germania di Angela Merkel. Ma tutto questo non è sufficiente per stabilire una analogia, che non sia soltanto quella di un terremoto elettorale, con quanto è avvenuto all'estero. E non soltanto per il fatto che quelle italiane sono elezioni amministrative. Ci sono infatti peculiarità tipicamente italiane che non possono e non debbono essere sottaciute né sottovalutate. Ignorarle o metterle in secondo piano, significherebbe soltanto cercare alibi e nascondere la realtà dei fatti. Nel nostro Paese, accanto a motivi di sofferenza e di contestazione comuni ad altre realtà europee, c'è, forse più di quegli stessi motivi, l'indignazione dei cittadini contro una casta di politici sempre più lontana dall'uomo qualunque e sempre più rinchiusa nelle stanze del potere e dei privilegi. C'è insomma la sfiducia nei partiti e negli uomini politici espressi dai partiti. C'è il peso dell'antipolitica. Ed è questa la chiave con la quale è doveroso leggere i risultati elettorali. Gli scandali che hanno travolto quasi tutte le forze politiche e l'indifferenza della casta a rispondere alle aspettative di moralizzazione del Paese e alla condivisione dei sacrifici richiesti alla popolazione sono all'origine del terremoto politico odierno e di quelli che verranno in un futuro prossimo. Il balletto delle mancate riforme istituzionali, l'ostinazione a non voler affrontare la questione, per esempio, della eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti, le difese a oltranza dei privilegi e delle rendite di posizione sono tutti elementi che hanno contribuito ad azzerare la fiducia degli italiani nei confronti dei partiti e della politica. Il successo di Grillo affonda le sue radici in questo terreno. C'è anche altro, ma questo è il punto essenziale. C'è, per esempio, per il centrodestra il comprensibile malessere di tutto un mondo, moderato e operoso, che, abituato a raccogliersi attorno alla bandiera della riduzione del fiscalismo, si ritrova a vedere i suoi rappresentanti a fare da puntello a un governo che, finora, non ha fatto altro che aumentare le tasse. È qui la particolarità del terremoto italiano, pur nel quadro di un più generale terremoto europeo. Ed è dal riconoscimento di questa particolarità che è necessario, per le forze politiche e per i politici, che bisogna partire. Per riflettere sul futuro. Prima che sia troppo tardi.