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Il fisco manda in tilt i partiti

Pier Ferdinando Casini

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Il fisco torna ad essere il tema numero uno della politica che vuole mettere nell'angolo il governo dei tecnici. Il gradimento di Monti e della sua squadra è in caduta libera, il malessere soprattutto del mondo imprenditoriale sta esplodendo ed i tecnici da risanatori si stanno trasformando nell'opinione corrente, in cinici ragionieri pronti a sacrificare la crescita del Paese sull'altare dei parametri di bilancio imposti da Bruxelles. E mentre il governo scricchiola la maggioranza che lo sostiene si divide tra chi, l'Udc, continua a ribadire che Monti va sostenuto e chi, il Pdl, cavalca la protesta anti fisco e lancia messaggi allarmistici al premier. Più in generale i partiti vogliono prendersi una rivincita sul governo dei tecnici che li ha messi fuori dalla cabina di regia del Paese. Non solo. Ora vogliono togliersi qualche sassolino dalle scarpe dopo che Monti più volte li ha accusati di aver contribuito al disastro economico con scelte sbagliate. Doppiato l'appuntamento elettorale delle amministrative nella maggioranza si aprirà un'altra stagione. Il che significa che potrebbe esserci una resa dei conti tra i partiti che sostengono Monti. Ad aprire il fuoco è stato Casini. «Finiamo la campagna elettorale, e poi chiederò un appuntamento con Bersani e Berlusconi per sapere e vogliono continuare a sostenere il governo Monti, oppure se intendono continuare a cercare sempre nuovi argomenti per distinguersi». Il numero uno dell'Udc non esita a dire che «bisogna continuare a rafforzare lo sforzo di Monti che naturalmente sa bene come tutti noi che c'è una pressione fiscale insostenibile ma che questo avviene a causa dei tanti che non pagano le tasse». Casini fa proprie le parole del premier; ribadisce che «se ci fosse meno evasione ci sarebbe una pressione fiscale più compatibile per tutti. Per cui la prima cosa è la lotta all'evasione fiscale. La seconda, se dalla lotta all'evasione si avrà un extragettito e se la ripresa dell'economia funzionerà, ci sarà un alleggerimento della pressione fiscale sulle famglie e sulle imprese». Poi bolla come «tumore» la «demagogia fiscale», (chiara l'allusione al Pdl) di certe promesse che sono proprio quelle «con le quali il Paese è arrivato vicino alla Grecia». A stretto giro è arrivata la replica di Bersani. «Vedo che anche Casini si dedica alla pretattica. Noi non partecipiamo a questi giochi» ha detto il segretario del Pd e ha sottolineato che resta la data del 2013 per le elezioni. «Se però qualcuno ha intenzioni diverse non ce le attribuisca». A seguire a raffica, i vertici del Pdl. «Il sostegno al governo non significa dire sì a tutto» commenta il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi che accusa Casini di concepire l'appoggio a Monti come «ratifica di tutto quello che viene proposto senza battere ciglio». Poi lascia intendere che una verifica di maggioranza potrebbe essere necessaria dopo le amministrative, «proprio su questa concezione della politica». L'ex ministro Gelmini va oltre. «Se Casini vuole le elezioni la smetta di attribuirle agli altri. Da noi che abbiamo numeri pesanti in Parlamento e confermiamo la fiducia al governo Monti, Casini non può aspettarsi un comportamento da signorsì». Osvaldo Napoli invita il leader centrista «ad abbassare toni e pretese non giustificati neanche dagli sgoccioli della campagna elettorale». Ma il segretario dell'Udc Cesa replica a tono: «Le risposte stizzite alla proposta di Casini di incontrare Bersani, Berlusconi e Alfano per rinnovare il sostegno al governo sono la chiara dimostrazione che quelle parole hanno colto nel segno. Chi ha ritenuto Monti l'uomo adatto a portare l'Italia fuori da un'emergenza figlia degli errori del passato oggi ha il dovere di fugare qualsiasi dubbio e qualsiasi ambiguità». Ma il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, lancia il tema del «rischio della tenuta del Paese. La questione dell'evasione fiscale va affrontata con «rigore» ma anche con «capacità di mediazione». E ricorda che già al momento dei blitz a Cortina e in altre località, il Pdl aveva sollecitato di affrontare il problema con «riservatezza e capacità di mediazione. Così non è stato finora con conseguenze devastanti anche perchè pure in questa delicatissima questione siamo passati da un estremo all'altro, da atteggiamenti permissivi nei confronti dell'evasione a un atteggiamento risultato persecutorio con intenti mediatico ideologici nei confronti di tutti i tipi di contribuenti». Per Cicchitto «la lettera di Befera dimostra che i problemi posti non erano nè di chi era favorevole all'evasione nè fatti per scopi propagandistici, ma per preoccupazioni di fondo rispetto alla tenuta di questo Paese che come è evidente per molteplici motivi è a rischio». Ma soprattutto Cicchitto auspica dopo le comunali auspica «una seria riflessione su tutto per senso di responsabilità». Da più esponenti del Pdl fioccano le critiche al governo ed alla scelta di nominare nuovi tecnici. In Senato, poi, il Pdl ha presentato una mozione sulla compensazione dei crediti Iva per le aziende: un atto di indirizzo che segue la proposta di legge di tenore analogo inoltratata venerdì alla Camera da Alfano con la precisazione che non si tratta di un atto ostile al governo.

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