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Grillo sbanca e spaventa i partiti

Beppe Grillo

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Vince il partito che non c'è. Nell'arco di un pomeriggio «l'antipolitica» si fa politica. Rivelazione nella rivelazione, il Movimento 5 Stelle fa il colpo grosso. Lui, Beppe Grillo, il guru, tiene informata la sua gente - rigorosamente via Twitter - elencando i risultati ottenuti: dal più piccolo Comune nel Brianzolo alle metropoli in cui i "grillini" sfidano i grandi nomi della politica italiana. In serata rompe ogni indugio: «Ci vediamo in Parlamento», scrive. A scrutinio ancora in corso, poi, si concede in un video su Youtube: «Siamo a un cambiamento epocale. Stiamo avendo successo. E questo è solo l'inizio - assicura - Dalla rigenerazione di cui sparlava il nostro presidente della Repubblica, siamo passati alla liquefazione: i partiti si stanno liquefando in una diarrea politica. I cittadini si riappropriano delle istituzioni, i cittadini votano se stessi», urla. Poi avverte: «Populista, demagogo, flauto magico, pifferaio, maiale, stronzo. Mi avete detto di tutto: continuate ad offendermi e arriverò al 100%». In effetti, i numeri parlano chiaro. Un analista informatico (che lavora in banca), un educatore (che prima vendeva Folletti), un appassionato ciclista e un planner impegnato nella comunicazione («il grillo di Palermo», si fa chiamare) hanno spaventato il Palazzo. Il "colpaccio" riesce a Federico Pizzicarotti, a Parma. Nella città delle proteste che hanno costretto alle dimissioni l'ex sindaco Pietro Vignali, travolto dai guai giudiziari della sua Giunta e dal debito record di oltre 600 milioni di euro, il Movimento 5 Stelle sfiora il 20%. Sarà lui, analista finanziario ed ex dirigente di grandi banche del Nord alla prima esperienza elettorale in città, l'avversario al ballottaggio del "collaudato" Vincenzo Bernazzoli (39,5%), l'attuale presidente della Provincia sostenuto dal centrosinistra. Oggi lavora nel settore dell'IT, information technology, ha quasi 40 anni, una moglie da nove, una passione per il teatro e lo sport: judo, attenti a sfotterlo. «Fin da piccolo ho sempre voluto cambiare il mondo, finalmente ho capito da dove iniziare», scrive sul suo curriculum. Adesso si gioca il tutto per tutto: «La differenza la fanno i programmi. I voti non sono dei partiti - taglia corto Pizzicarotti - ma dei cittadini». Genova: altra battaglia, altro «uomo qualunque». «Pizzarotti? Non lo conosco». Sembra impossibile eppure è vero: i grillini che mietono voti da nord a sud neanche si conoscono tra loro. A parlare così del collega che sta sbancando Parma è infatti Paolo Putti il candidato grillino che viaggia intorno al 15 per cento in una città importante come Genova. «Non sono io l'uomo del giorno - assicura - L'uomo del giorno è il cittadino qualunque che noi rappresentiamo». Ha 42 anni, è sposato e ha tre figlie. Lavora come educatore in una cooperativa sociale, prima è stato impiegato in un'azienda che vende materiali per la pulizia. Ha un diploma di liceo scientifico. Sul suo curriculum vitae, disponibile online, si legge che è stato iscritto alla facoltà di Fisica dell'università di Genova dal 1989 al 2002 senza laurearsi («mi mancano due esami», precisa definendosi «laureando»). Bene anche Gianni Benciolini a Verona. Il leghista uscente Tosi si conferma al primo turno, ma lui - fiero della sua campagna elettorale low cost (meno di 3 mila euro a frionte dei 100 mila del sindaco del Carroccio) - si toglie la soddisfazione di battere, anche se di pochi voti, il candidato Pdl. Riccardo Nuti, «il grillo di Palermo», nulla può contro il titano Leoluca Orlando (Idv) e il giovane Ferrandelli che ha alle sue spalle l'apparato Pd, ma il suo 4% regala comunque qualche soddisfazione. I risultati che fanno ben sperare, comunque, non mancano. «Abbiamo il primo sindaco: è a Sarego (Vicenza) la Terza Repubblica. Avanti così belin», annuncia su Twitter Grillo a metà pomeriggio. Il primo sindaco del movimento grillino è Roberto Castiglion, che raggiunge il 35,2% delle preferenze. Trentadue anni, mooglie e due figli, una laurea in Ingegneria Informatica con 110 con lode. Aveva detto che in caso di elezione sarebbe diventato «un dipendente al servizio dei cittadini». Per il momento è riuscito a strappare alla Lega la sede del Parlamento padano. È un buon inizio.

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