Alemanno vuole sbarazzarsi di Equitalia
«Meglio soli che con Equitalia». Anche il primo cittadino di Roma Gianni Alemanno si unisce al coro dei sindaci che non hanno più intenzione di servirsi dell'agenzia pubblica per la riscossione dei tributi a partire dal 2013. La collaborazione tra le Amministrazioni ed Equitalia scade il 31 dicembre di quest'anno, e i Comuni possono decidere di correre da soli dietro ai rispettivi debitori, i quali spesso e volentieri, sono anche loro creditori. Alcuni enti locali, come il piccolo comune di Calalzo di Cadore, nel bellunese, hanno deciso di staccare la spina all'Agenzia ed affidare il recupero crediti ad altri. Nel caso di Calalzo il sindaco ha passato la palla alla comunità montana locale. Altri enti, più o meno virtuosi, hanno dato vita ad agenzie comunali. È il caso della Capitale, con AequaRoma, nata nel 2011 come evoluzione di RomaEntrate Spa, con un proprio presidente e un proprio Consiglio di Amministrazione. La società per ora si occupa della gestione tributaria ed extratributaria dei romani: Ici, Tari, Cosap e via dicendo, ma non di contravvenzioni, odioso pacchetto, come sanno bene i cittadini, a cui pensa Equitalia. La macchina, però, va ancora rodata. Lo confermano le segnalazioni dei cittadini romani che hanno già avuto a che fare con AequaRoma. Un caso per tutti: una cartella ricevuta nel 2011 con cui si chiede al signor Rossi (nome di fantasia, ndr) di comprovare l'avvenuto pagamento delle rette per la mensa scolastica e lo scuolabus dei figli nei cinque anni precedenti. Rossi, che tiene da parte tutte le ricevute dei pagamenti, non ha difficoltà a reperire i documenti che deve inviare all'indirizzo indicato dalla società capitolina. Fa una prima verifica e si accorge di aver pagato tutto regolarmente. Non si spiega, allora, a cosa sia dovuto l'accertamento richiesto. Rassegnato a dover perdere tempo per inviare tutto ad AequaRoma, obbedisce. Ma dopo pochi giorni arriva un'altra cartella con un avviso di pagamento e il preavviso di mora in caso di ritardo. Rossi, però, non è solo pignolo. Chiama quindi l'ufficio a cui aveva inviato la documentazione e chiede spiegazioni. Scopre così che la neonata AequaRoma, nonostante la giovane età, presenta già i classici sintomi dell'italica burocrazia malata, con uffici che non comunicano, finendo per complicare anche gli affari più semplici. Una macchina, quindi, è ancora da rodare. Lo ha confermato GianniAlemanno ieri ai microfoni di «In mezz'ora», il programma televisivo di Lucia Annunciata. Il sindaco ha ribadito la volontà di staccare la spina a Equitalia per affidare tutto ad AequaRoma, società di cui il Comune possiede il 100 per cento delle azioni. «Stiamo lavorando per farne a meno. Abbiamo già un servizio interno (AequaRoma, ndr), che fino ad ora ha proceduto in convenzione con Equitalia.Adesso lo stiamo attrezzando». «In realtà Equitalia - ha spiegato Alemanno - vuole andare via dai Comuni». «Il problema vero di Equitalia, però - ha detto ancora il sindaco - è che le cosiddette ganasce fiscali sono cieche e colpiscono sia i veri evasori che le persone in difficoltà», come le imprese. Il riferimento alle aziende è doveroso. Il Comune di Roma, infatti, come la maggior parte degli enti locali italiani, ha anche un debito di coscienza con gli imprenditori che vantano crediti nei confronti delle Amministrazioni». «Mentre avviene questo - aggiunge infattiAlemanno - noi enti locali, per colpa del Patto di Stabilità, non possiamo pagare quello che dobbiamo dare in forniture, e per questo l'impresa si trova da un lato con noi impossibilitati a pagare i conti, e dall'altro si pretedono le tasse fino all'ultimo euro», senza guardare in faccia a nessuno. L'intenzione del primo cittadino della Capitale e dei suoi colleghi dell'Anci, insomma, sarebbe quello di creare società dal volto più umano che riescano a distinguere tra i furboni del Fisco e chi invece si trova magari nella condizione di non aver potuto pagare le tasse per poter salvare l'azienda a sua volta creditrice. In che modo? Uno potrebbe essere quello di trovare accordi con i debitori attraverso formule di rateizzazione dei pagamenti, e permute con chi nello stesso tempo vanta crediti dall'Amministrazione. Come Alemanno la pensano il sindaco di Varese Attilio Fontana (Leghista), il collega di Torino Piero Fassino (Pd), quello di Milano Giuliano Pisapia (Sinistra e libertà) e il primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris (Idv). Una preoccupazione «bipartisan». Proprio De Magistris ha espresso la volontà di gestire «in house» la riscossione dei tributi a partire dal 2013, dopo il tentativo di suicidio, sabato, del suo concittadino Pietro Paganelli debitore, secondo i familiari, di circa 15 mila euro al fisco. Paganelli, che qualche mese fa aveva ricevuto dall'Agenzia anche il fermo dell'utilitaria, una Fiat 600, si è sparato un colpo di pistola alla testa.