Il Cav: "Con monti solo se fa il bene dell'Italia"
Leali sì, ma non fino al punto di arrivare a deludere tutti i nostri elettori. Berlusconi ha concesso un solo intervento in tutta la campagna elettorale per le amministrative, ieri a Monza. Ma dal palco l'ex premier non si lascia sfuggire l'occasione per lanciare un avvertimento a Mario Monti. Il Cavaliere è sempre stato lesto a «fiutare» lo stato d'animo della sua gente e del suo partito e in questi giorni ha capito che l'avversione verso il governo dei tecnici sta salendo a livelli di guardia. Gli ultimi schiaffi del Professore ad Alfano sull'Ici e sulla proposta di un disegno di legge sulle compensazioni tasse-crediti pesano non poco. E se ufficialmente il segretario del Pdl ha ripetuto che i rapporti con l'esecutivo continuano senza scossoni, nelle stanze del partito monta la rabbia e la voglia di buttare all'aria il tavolo e andare a votare a ottobre. Ma anche Berlusconi, fuori dalle dichiarazioni ufficiali, è stanco dell'appoggio a Monti. Al termine del comizio in piazza del Duomo, l'ex premier ha infatti scambiato una serie di battute in un bar con il candidato sindaco e gli esponenti del Pdl locale ai quali avrebbe confidato che «a volte mi verrebbe voglia di uscire dalla maggioranza e sostenere il governo con un appoggio esterno». Dichiarazioni che sono comunque in linea con il messaggio che Berlusconi ha spedito a Monti per fargli capire che non può continuare ad avere l'appoggio incondizionato del Pdl qualunque cosa faccia. «Lo sosterremo fino a quando sarà necessario per concludere le riforme istituzionali – ha spiegato dal palco – Ma non potremo continuare a farlo se i provvedimenti che il governo chiederà al parlamento saranno difformi da quello che noi riteniamo il bene del Paese». Dunque libertà di intervenire in aula se i testi dell'esecutivo andranno a cozzare con quelle che sono le convinzioni del Pdl. «Ci prenderemo la possibilità di intervenire criticamente nei confronti di ciascun provvedimento – ha avvertito – Abbiamo ritenuto che la disponibilità della sinistra a sedersi al tavolo per cambiare l'architettura istituzionale fosse una opportunità da non far cadere. Lo abbiamo fatto e siamo qui a sostenere i provvedimenti di questo governo dei tecnici insieme alla sinistra. E questo continuerà fino a quando sarà necessario concludere sulle riforme istituzionali». A fianco del candidato sindaco del Pdl a Monza, Andrea Mandelli, Berlusconi ha messo anche le mani avanti sul possibile risultato del voto amministrativo che per il Pdl potrebbe trasformarsi in un flop. «Queste elezioni non hanno un valore politico per il Paese perché c'è una grandissima percentuale di cittadini che è confusa e non sa per chi e cosa votare. E soprattutto se valga ancora la pena di votare in un momento di parentesi della democrazia con questo governo provvisorio». Un messaggio Berlusconi lo spedisce anche al Carroccio, l'alleato di sempre con il quale il cavaliere non vorrebbe arrivare a un addio. «Non c'è stata mai nessuna rottura tra la Lega e il Pdl. Sono sempre stato in contatto sia con Bossi che con Maroni. Esisteva un dissenso sul sostegno a questo governo, e devo dire che alcune ragioni fondate la Lega le aveva». Quanto poi alla scelta del Carroccio di voler correre da solo in questa tornata elettorale per Berlusconi si tratta di «una scelta sbagliata che i risultati delle elezioni confermeranno». Per la chiusura del convegno la scelta cade su un cavallo di battaglia di sempre, il pericolo rosso contro il quale è sceso in campo: «Nel '94 ho salvato l'Italia dai comunisti veri, quelli del Pci. Oggi si chiamano diversamente ma non sono meno pericolosi».