La Lega arretra. Alfano: battuti. Bersani: rafforzati. 5 Stelle: noi terzo polo
C'è chi esulta per la vittoria, chi si prepara al ballottaggio e chi, battuto, cerca di rialzarsi dalla polvere. Benchè per il quadro completo occorrerà attendere la notte, il primo turno delle amministrative qualche verdetto-shock lo ha già espresso: in primo luogo i sindaci, perchè era per quello che dieci milioni di italiani sono andati a votare in mille comuni, grandi e piccoli: il leghista Flavio Tosi, viene riconfermato a Verona al primo turno e Leoluca Orlando viaggia intorno al 47%, in netto vantaggio sugli antagonisti a Palermo. Molto bene lo score di Marco Doria che a Genova con il 49,5% potrebbe farcela al primo turno. La sorpresa vera, che va a confermare i sondaggi degli istituti, previsioni e timori dei partiti tradizionali, è il boom dei candidati del Movimento 5 Stelle: Putti nel capoluogo ligure raccoglie finora il 13,3%, Nuti a Palermo prende 4,9%, Benciolini a Verona supera il candidato del centro destra e si attesta sopra l'11% mentre Federico Pizzarotti sbanca Parma e si avvicina al 20%. A bocce ferme, quando anche i dati delle liste dei partiti saranno definitivi, almeno nelle realtà nelle quali si è votato, il movimento capeggiato da Beppe Grillo potrebbe avere un dato nazionale che punta decisamente al 10%. Soddisfatto invece Bersani: «ci andasse sempre così, ci sarebbe da festeggiare ogni giorno». Chi sale e chi scende: tra questi ci sono sicuramente il Pdl e la Lega, che almeno può consolarsi con il centro al primo turno di Tosi. Candidati esclusi dai ballottaggi, voti di lista ai mimini storici, i vertici pidiellini e del Carroccio tuttavia invitano alla cautela. «Il Pdl -si legge in una nota- non sottovaluta alcuni dati, peraltro previsti, in particolare in alcune grandi città. Detto questo, però, respinge un'analisi centrata solo su pochissime realtà, a fronte di un quadro assai pià vasto, molto frammentato, tuttora in evoluzione e che al momento non vede alcun vincitore tra i partiti tradizionali». «Allo stato -prosegue il comunicato del Pdl- sui 26 comuni capoluogo, la nostra proiezione prevede 3 vittorie nostre al primo turno, 4 della sinistra, 1 della Lega e 18 ballottaggi con 13 nostri candidati pienamente in corsa». Quindi si comprende perchè il segretario Angelino Alfano si schermisce quando gli chiedono se pensa di farsi da parte: «dimissioni da segretario? Non mi risulta che qualcuno le abbia chieste. È lei la prima a farlo», ribatte il leader di via dell'Umiltà rispondendo a una domanda nel corso della conferenza stampa. «Ai ballottaggi il Pdl è presente in 13 comuni. Saremo lì a combattere, siamo in campo», assicura Alfano. La principale causa alla base della sconfitta, secondo la versione del centro destra, è l'appoggio dato al governo Monti e il prezzo pagato alla ricetta di austerità propugnata dal Professore. Ma il primo a contrastare questa lettura è Pierluigi Bersani. «Non c'è materia per dire che tutti perdono -avverte il segretario del Pd- se questi risultati li ottenessimo in altre consultazioni, ci sarebbe da fare festa tutti i giorni», mette in chiaro il leader democratico a chi lo vorrebbe inserire d'ufficio nel 'gironè degli sconfitti. «Ho sentito Alfano che molto onestamente ha sottolineato la sconfitta. Rispetto il dibattito nel Pdl ma, di certo, non abbiamo memoria di una simile sconfitta nel centrodestra». Palermo è un caso esemplare. Alle precedenti comunali il partito di Berlusconi aveva fatto il pieno con il 65%, «oggi non va neppure al ballottaggio perchè è sotto il 12. È un record storico che meriterebbe un titoletto», ironizza Bersani che non sottovaluta tuttavia il botto dei grillini. «Il dato di fondo» del voto amministrativo, osserva, «è la preoccupazione, la rabbia» diffusa tra i cittadini. Una parte questo sentimento si è orientata «verso un centrosinistra di governo, una parte verso Grillo. Credo che, però, ai ballottaggi», dove ci sarà un candidato di 5 Stelle, «i cittadini, messi di fronte alla scelta di votare davvero chi governa, avranno un ripensamento su Grillo». Tornando a destra, a via dell'Umiltà, non nascondono che si tratta di una «sconfitta ma non è una situazione catastrofica -mette bene in chiaro Alfano- come invece si vuole far apparire. Non intendiamo nascondere le nostre difficoltà ma la responsabilità ha un prezzo e noi paghiamo il prezzo della responsabilità di appoggiare il governo Monti. Le amministrative sono tradizionalmente insidiose per il centrodestra» e inoltre «in un tempo politico più difficile per noi e per il nostro Paese. Registriamo una sconfitta -ribadisce- ma al tempo stesso una forte presenza delle nostre liste ovunque». La Lega ha pagato a caro prezzo la gestione allegra del partito, i diamanti, le false lauree e i conti della famiglia Bossi pagati con i soldi pubblici. Ma siamo solo alla prima partita, fa notare Roberto Maroni e quella che conta davvero si giocherà nel 2013. «Essere andati da soli -sentenzia l'ex ministro- ha rappresentano una scelta giusta. Non credo che se ci fossimo alleati con il Pdl avremmo fatto meglio. Dove la Lega ha perso, gli elettori leghisti sono andati a votare e, se è così, ci sarà modo per recuperare questi voti alle prossime elezioni politiche. Sono certo che recupereremo e anzi allargheremo il nostro consenso». «Per un mese sulla Lega è passato uno tsunami -riflette il coordinatore Roberto Calderoli- qualche Comune lo abbiamo perso, ma diversi li abbiamo riconfermati, a partire da Verona, che rappresenta il nostro fiore all'occhiello e ne abbiamo presi di nuovi. Nonostante tutto stiamo dimostrando di essere come i giapponesi, siamo già partiti con la ricostruzione e ricostruiremo tutto nonostante l'onda devastante che ci ha colpito». Beppe Grillo intanto comincia a pensare in grande e ora che i suoi voti contano davvero e possono orientare il risultato finale, annuncia soddisfatto su Twitter: «ci vediamo in Parlamento». Antonio Di Pietro alza le mani al cielo, perchè, il risultato della prima tornata di amministrative ha premiato l'Idv e il Movimento 5 Stelle, «ovvero quelle forze che hanno fatto opposizione al governo Monti» e hanno assunto una posizione «di chiarezza e nettezza». Il movimento guidato da Beppe Grillo ha avuto dei buoni risultati, secondo il leader Idv, perchè, così come l'Idv, «ha espresso una netta discontinuità con la politica del compromesso». Le amministrative non sono elezioni politiche e il risultato non destabilizzerà il governo, giurano le forze della coalizione. «Siamo persone responsabili -ribadisce Alfano- quindi, continueremo ad appoggiare il governo Monti. Non abbiamo nessun ministro al governo, quindi nessun appoggio esterno». Tuttavia non tutti nel Pdl hanno le certezze del segretario. «Se il governo non riesce a risolvere niente, meglio un governo espresso dagli elettori», commenta Maurizio Gasparri, anche se ritiene «improbabile» che si voti prima del 2013. «Noi sentiamo che siamo stati compresi», è il parere di Bersani. e il Pd avrà «uno stimolo a tenere e rafforzare la posizione» di sostegno al governo del Professore. «Il risultato delle amministrative -chiosa Massimo D'Alema- dice che bisogna aiutare il governo a risolvere i problemi e sollecitarlo per la crescita, perchè c'è una enorme sofferenza sociale del Paese». Da Palazzo Chigi non trapela uno spiffero e un «no comment» formalizza la neutralità dell'esecutivo «Per la natura di questo governo -riferiscono fonti di Palazzo Chigi- non si commentano gli andamenti delle elezioni amministrative».