Sarkozy ha capito di aver perso molto prima che i seggi chiudessero a Parigi alle otto di ieri sera.

Poisi è chiuso con i suoi uomini nell'ufficio all'Eliseo annunciando come prima cosa il suo disimpegno a guidare il partito, l'Ump, alle prossime legislative del 17 giugno. «Rimarrò uno di voi ma il mio posto non sarà lo stesso – ha spiegato – Il mio impegno riguardo alla vita del Paese sarà da ora diverso ma il tempo non spezzerà mai il nostro legame». Poi una raccomandazione al partito – «restate uniti, non vi dividete» – prima di telefonare a Francois Hollande per i complimenti di rito. Ci sarà tempo per analizzare i flussi del voto francese ma la prima impressione è che a Sarkozy siano mancati i voti del Front che Marine Le Pen aveva lasciato in libertà annunciando però che lei avrebbe votato scheda bianca. Su quelli contava per l'ultimo, disperato, tentativo di recupero nei confronti del candidato socialista e su quelli è caduto. Del resto proprio la leader dell'ultradestra francese è stata impietosa con il presidente dell'Ump: «Sarkozy è responsabile della sconfitta della sua parte». Alle otto di sera Sarkò si è presentato nella sala della Mutualitè davanti ai suoi sostenitori. Pronto per il discorso che non avrebbe mai voluto pronunciare. Davanti a una folla che comunque lo ha inneggiato, applaudito, ringraziato con mille «merci, merci». «La Francia ha un nuovo presidente, è una scelta democratica e repubblicana», ha esordito. Per poi piazzare subito una frecciata: «Non diamo il cattivo esempio, non sarò mai come coloro che ci hanno combattuto». «Ho fatto ogni cosa per far vincere le idee che ci uniscono – ha proseguito – mi sono impegnato a fondo ma non sono riuscito a convincere una maggioranza dei francesi. Dio sa quante forze si erano coalizzate contro di noi. Porto tutta la responsabilità di questa sconfitta. Ho appena sentito Hollande e voglio augurargli buona fortuna per le prove che lo attendono. Sarà difficile ma auspico vivamente che la Francia, il nostro Paese che ci unisce, riesca a superare queste prove: e questa sera dobbiamo pensare unicamente alla grandezza della Francia e al benessere dei Francesi». «Vi voglio bene, grazie – ha concluso commosso – Dopo 35 anni di incarico politico, torno ad essere uno di voi, un francese tra i francesi». Francois Hollande, il socialista che ha «vendicato» la sconfitta della ex moglie Segoléne Royal nel voto del 2007, ha fatto la sua prima uscita a Tulle, suo feudo elettorale, un'ora e mezza più tardi. Raggiante, euforico, accolto dai suoi sostenitori che lo hanno aspettato e applaudito sotto improvvisi scrosci di pioggia, ha teso la mano agli avversari: «A tutti quelli, e sono molti, che non mi hanno accordato il loro voto, dico che li rispetto, e che sarò il presidente di tutti. La Francia è una, e unita stasera». «Molti attendevano questo momento da diversi anni, altri, più giovani, non l'avevano mai conosciuto – ha aggiunto – sono fiero di essere stato capace di ridare speranza. Il cambiamento che vi propongo deve essere all'altezza della Francia, e comincia adesso. Chiedo di essere giudicato su due impegni maggiori: la giustizia e la gioventù. Il sogno francese si chiama progresso, l'idea che ogni generazione debba vivere meglio della precedente». Alla Bastiglia, nel cuore di Parigi, Hollande è arrivato in tarda serata, viaggiando su un jet privato. Sbarcando in una piazza che fin dal pomeriggio era stata trasformata in un immenso happening all'aperto, con tanto di barbecue pieni di salsicce grigliate e le immancabili bottiglie di champagne. Una festa alla quale hanno partecipato anche molti sostenitori del candidato di estrema sinistra Jean Luc Melanchon. E quando su un maxi schermo è passato il discorso di Sarkozy sono partite bordate di fischi, interrotti solo quando sono comparse le immagini di tutta la campagna elettorale di Hollande. Passata la «sbornia» da vittoria, da oggi per il nuovo capo dell'Eliseo si apre però la partita, complicata, complicatissima, dei rapporti con l'Europa. E soprattutto con la Germania. «Lavoreremo insieme ad un patto per la crescita» dell'Ue è stata la prima reazione di Berlino al risultato elettorale. Un commento che assomiglia più che altro a una speranza. Ora il nuovo presidente della Francia e la Cancelliera non hanno altra scelta che celebrare una nuova alleanza d'interesse se non di cuore, una «Merkollande» invece che una «Merkosy». Ma le premesse non sono incoraggianti. Hollande ha fatto una campagna elettorale tutta spinta sulla intenzione di rinegoziare il «patto fiscale» europeo, e di puntare sulla crescita europea oltre che sul rigore. Concetti che ha ribadito ieri sera parlando a Tulle. «L'austerity non può più essere la sola opzione per l'Europa» ha precisato, ribadendo di volersi impegnare per «il riorientamento della Ue per l'occupazione e per la crescita». «È quello che farò con i nostro partner europei a cominciare dalla Germania, per l'amicizia che ci lega e la responsabilità comune», ha concluso. Già ieri sera Hollande ha chiamato la cancelliera tedesca e il primo viaggio sarà proprio a Berlino. Ma l'aria che tira in Europa dopo il voto di ieri preannuncia solo burrasca.