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Sindaci pronti alla guerra contro l'Imu

Il premier Mario Monti

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«Imu? No, grazie!». I sindaci italiani continuano la loro battaglia contro l'imposta municipale unica che - dicono - renderà «i Comuni ancora più poveri e i cittadini sempre più tassati». La protesta non ha confini, né colore politico: da Nord a Sud, da Alemanno a Pisapia, dalla Lega a Vendola. Sono stati gli amministratori locali del Carroccio i primi ad impugnare le armi, e anche in casa Pdl la reintroduzione di una tassa sulla prima casa non è mai piaciuta. A loro si era rivolto con sdegno - e rabbia - il premier Mario Monti lunedì sera dopo il Consiglio dei ministri, ma non è bastato. E adesso la mobilitazione si fa ufficiale. Sono Graziano Delrio, presidente dell'Associazione dei comuni italiani, il sindaco di Roma e presidente del Consiglio nazionale Gianni Alemanno, e il delegato Anci alla Finanza locale e sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli, ad annunciare la campagna di mobilitazione: la protesta andrà avanti fino al 24 maggio, quando è prevista una manifestazione di tutti i sindaci a Venezia. Gli amministratori locali chiedono modifiche immediate a quella che definiscono «un'imposta statale». «L'Imu non è affatto un'imposta municipale - spiega infatti Delrio - se così fosse potrebbe diminuire già oggi del 50%. Ma è invece un'imposta statale – spiega – innanzitutto perché ai Comuni non viene data autonomia nella sua applicazione, generando forti rigidità e pesanti conseguenze per i cittadini più svantaggiati sui territori», e in secondo luogo perché «gran parte del gettito complessivo andrà allo Stato, anche sotto forma di tagli ai trasferimenti». Dati alla mano, l'Anci ha dimostrato come l'Imu sia molto più onerosa per gli italiani (21,4 miliardi di euro il gettito complessivo previsto a fronte dei 9,2 miliardi della vecchia Ici con un aumento del 133 %) e che i Comuni perdono circa il 30% delle loro entrate (circa 2,5 miliardi). Se i sindaci combattono a suon di numeri, Monti non intende indietreggiare: l'ipotesi che non si paghi l'Imu è «inaccettabile», ammonisce. Di più: si tratta di «evasione fiscale» e per questo «meriterebbe un trattamento molto rigoroso» da parte dello Stato. Prima di lui era stato il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, a intervenire a brutto muso sull'argomento, ricordando ai sindaci che «sono ufficiali di Governo, hanno funzioni istituzionali ed è bene che non dimentichino mai che portano la fascia tricolore e lavorano per il Paese». Le risponde a stretto giro di posta Roberto Maroni, che a sua volta ricorda al suo successore al Viminale che «i sindaci (prima che "ufficiali di governo") sono appunto Sindaci, eletti direttamente dai cittadini per tutelare i loro diritti e dare risposte ai loro bisogni». Alla Cancellieri si rivolge anche Delrio: «È giusto quel che dice il ministro: le istituzioni devono comportarsi da istituzioni ma vorremmo che lo Stato non si ricordasse che siamo un pezzo della Repubblica solo quando si tratta di chiederci di riscuotere le tasse e gestire l'ordine pubblico». Duro anche Gianni Alemanno: «Da tempo chiediamo un incontro al premier Monti, che non è mai arrivato. Se non arriveranno risposte dal Governo alle nostre richieste di modifica, non potremo che continuare nella nostra azione di mobilitazione», spiega. Non tutti i primi cittadini sono pronti alla disobbedienza fiscale cavalcata dalla Lega. «Non sarà attuabile - spiegano - Ma il fatto di essere in campagna elettorale non aiuta». Già, le amministrative si avvicinano. Monti è avvisato.

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