Oggi si vota. Per le elezioni anicipate
La campagna elettorale per il 2013 è cominciata da un pezzo e non perché oggi si vota, ma perché il governo e i partiti si sono ritrovati su sponde opposte. L'esecutivo Monti da qualche mese gira a vuoto e sulla questione fiscale - pura nitroglicerina - nonostante i buoni consigli arrivati da fonti disinteressate (tra le quali c'è anche Il Tempo) non ha ritenuto di operare con l'apprezzabile sobrietà esibita dal premier all'inizio della sua avventura. Senza un intervento sulla materia incandescente delle tasse, frutto di un lavoro collegiale tra i partiti e Palazzo Chigi, il governo rischia di andare a casa. Avevo anticipato qualche settimana fa le tentazioni del Pd di far saltare il banco ed andare alle elezioni a ottobre. Ora s'aggiunge anche il Pdl che si è ritrovato tra l'incudine (il governo) e il martello (il suo elettorato). La sottovalutazione del mix tra recessione e alta tassazione è palese. Il premier continua ad avere una buona fiducia, ma il governo con l'arrivo della stangata Imu andrà in apnea. Sentirsi forti è giusto, presumere di essere imbattibili è un errore. Se il premier attacca il partito più importante della maggioranza che lo sorregge, il minimo che deve attendersi è la richiesta di una «seria riflessione» che tradotto significa «c'è il conto alla rovescia». La situazione si è complicata quando Casini ha messo in chiaro il suo progetto di partito aperto ai tecnici. Da quel momento nell'immaginario di Pdl e Pd il progetto casiniano di «smontaggio dei poli» è diventato anche quello di Monti che - per soprammercato - ha messo da parte il suo understatement e stretto nel pugno una clava che non è proprio da loden. Il voto di oggi è un test politico nazionale perché metterà in chiaro alcune linee di tendenza. Da domani, il gioco dei due principali partiti sarà il seguente: andiamo subito alle urne o proviamo a continuare con Monti fino alla scadenza naturale? Senza una nuova legge elettorale, il Pd vince, ma questo al Pdl oggi potrebbe perfino non importare più di tanto. Meglio perdere un po' di sangue oggi e salvarsi la vita, piuttosto che suicidarsi domani, restando in un governo a sfiducia crescente nell'elettorato. Possibile? Solo a patto che si sappia cosa fare dopo aver aperto la crisi, altrimenti è solo un favore al Pd. La faccenda è tutta qui, il resto della storia lo racconteranno gli elettori ai seggi.