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A Bologna sfilano le «vedove bianche» della crisi

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Intorno,nel parcheggio della Commissione Tributaria regionale, occhi lucidi e bandiere bianche. La voce della moglie, Tiziana Marrone, a ricordare il gesto di un uomo che nella «disperazione più totale, non si è sentito sostenuto». E disperazione, accanto a tristezza e rabbia, se ne è avvertita tanta, nel chilometro scarso che divide il piazzale dell'ospedale Maggiore e via Nanni Costa, dove ha sede la Commissione, ultima tappa di un corteo dolente, punteggiato di drappi candidi - e proprio per questo ribattezzato la "marcia delle vedove bianche" - a rimarcare, senza simboli politici, la ferita ancora aperta da quelle morti impossibili da accettare. Ferita, che si legge sui volti di Tiziana Marrone e Lucilla Raffagnini - vedova di Gabriele Croatto, operaio alla Biolchim di Medina, suicida il 17 febbraio 2011 a 56 anni - e negli sguardi di un centinaio tra imprenditori, disoccupati e esodati. Stanchi, delusi, preoccupati. «Ho quattro figli e sono vedova - racconta appoggiata alla sua bicicletta Maria Grazia Naldi, 67 anni -: ho un figlio che ha un debito di 200.000 euro con Equitalia, ha un'azienda informatica e lavora in tutto il mondo, è sempre fuori e non sa neanche come possa avere qui accumulato tutti questi debiti. Sono preoccupata perché dice che si vuole uccidere: non ce la faccio più». «Sono aiutata ogni tanto dagli assistenti sociali - racconta Simona Angelini - vado alla Caritas, vado al Banco Alimentare. Ho diverse patologie sono sei mesi che sono alla disperazione, con attacchi di panico: ci stanno portando alla disperazione». Parole dure che non lasciano però spazio ad alcuna approvazione per quanto accaduto giovedì nella sede dell'Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia. «Mi dissocio - scandisce Tiziana Marrone -: queste cose non si fanno. La disperazione è totale: non condivido il gesto, ma posso capire lo stato d'animo di queste persone».

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