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Leonardo Ventura La spending review riguarda almeno 300 miliardi, vale a dire un quinto del Pil italiano.

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Asottolinearlo è stato il ministro Piero Giarda, quasi a rispondere ai dubbi sollevati sulla sua efficacia dopo il Consiglio dei Ministri di Lunedì. E benché anche ieri dal Pdl sono piovute critiche sull'invito ai cittadini a suggerire gli sprechi da tagliare, sono state ben 40.000 le segnalazioni già arrivate, oggi quasi una al minuto. Inoltre i primi passi si stanno già compiendo, a partire dalle locazioni che lo Stato paga per l'affitto di edifici dove collocare propri uffici. Giarda ha osservato che una serie di voci di spesa sono «difficilmente attaccabili», come le pensioni, gli stipendi o l'assistenza. Tuttavia ci sono «300 miliardi di euro di spesa», una somma che «rappresenta il 18-20% del Pil sul quale si dovrebbero esercitare le opzioni di ristrutturazione»; una somma che «in larghissima parte riguarda i servizi pubblici dalla scuola alle carceri, dalla sanità alla difesa, dall'università alla polizia». Certo, la spending review non è un pranzo di gala ed è difficile realizzarla. Innanzi tutto c'è il problema del gap tra i costi di produzione dei servizi pubblici e quelli dei servizi privati, che è aumentato dal 1980 oggi e che nel solo 2010 è costata 73 miliardi di spesa pubblica. Problema segnalato nella relazione di Giarda al Cdm di Lunedì. Insomma serve un piano industriale per la Pubblica amministrazione e un «retraining» (riqualificazione) dei «travet». Una impresa che non si fa in pochi mesi. Altro problema, è «l'anomalia» del finanziamento degli Enti locali, che erogano tantissimi servizi al cittadini, dalla scuola alla sanità. Ebbene essi solo in parte sono finanziati con tributi propri (100 dei 240 miliardi) il che fa sì gli Enti locali non siano responsabilizzati nel controllo della spesa. Insomma il cammino è difficile, ha detto ancora Giarda, ma «non è eludibile ridisegnare la mappa dell'intervento pubblico». «Si tratta di rivalutare proposizioni, regole di vita e approcci», spiega Giarda. Anche perché la spesa pubblica, «per dimensioni e per struttura» è di «ostacolo» a uno scenario di crescita dell'economia. Quindi la revisione della spesa è indirizzata «al servizio di una riduzione del prelievo fiscale per alleviare le condizioni di vita dei soggetti in difficoltà». Ma è anche, «una polizza assicurativa» rispetto al pareggio di bilancio da realizzare nel 2013. Ma qualcosa di concreto c'è già. L'Agenzia del Demanio ha avviato un piano per risparmiare sugli affitti pagati dallo Stato per la locazione di edifici da privati: dalle caserme dei carabinieri ai commissariati di polizia: già risparmiati 13 milioni nel 2012 e altri 43 fino al 2015. Ed è solo l'inizio. Lo spazio per ulteriori tagli potrebbe esserci visto che sono 10.108 gli immobili affittati da privati per una spesa di 1,2 miliardi. Intanto sono oltre 40mila i messaggi che i cittadini hanno mandato al governo con suggerimenti mirati alla spending review. Nella sola giornata di ieri, da quando è stata messa online la richiesta del governo, sono arrivati 18.820 messaggi, la media di uno ogni 4 secondi. Un'attività che si è intensificata oggi quando alle 18.00 sono giunte 21.540 mail, praticamente una al secondo. C'è quindi un grande interesse, fanno notare da Palazzo Chigi, da parte dei cittadini a partecipare con proposte costruttive alla revisione delle spese della pubblica amministrazione. I tecnici del governo sono già all'opera nella lettura delle mail. Il grande afflusso di messaggi viene giudicato anche al di sopra delle aspettative e testimonia la voglia di partecipazione al miglioramento della pubblica amministrazione da parte dei cittadini.

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