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Piano pronto in 15 giorni. Ma Quirinale e Parlamento non si toccano

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Ilsuper-commissario è già al lavoro anche se il decreto di nomina non è ancora arrivato e quindi non dispone ufficialmente degli uffici che utilizzerà. Ciò nonostante il «risanatore» ha già avuto le prime riunioni a Roma. Bondi non avrà «carta bianca» come ai tempi in cui si occupò del crac Parmalat ma, come detto dal premier Mario Monti, poteri «molto forti» che gli consentiranno di «chiedere informazioni e documenti alle singole amministrazioni». Inoltre potrà effettuare ispezioni utilizzando «l'ispettorato della Funzione pubblica per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio» e «gli uffici della Ragioneria generale dello Stato per quanto riguarda il ministero dell'Economia». Il tutto in tempi strettissimi visto che già tra 15 giorni dovrà presentare il suo «cronoprogramma» mentre, in seguito, aggiornerà ogni mese il governo sull'attuazione del piano sulla spending review. Intanto è già partito il pressing sui ministeri che, entro il 31 maggio, presenteranno il loro piano di razionalizzazione della spesa. Mentre saranno esclusi dalle norme il Parlamento, il Quirinale e la Consulta, in quanto organi costituzionali dotati di una loro autonomia. La direttiva firmata dal premier e dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda prevede 11 linee di intervento. Si va dalla revisione della spesa al ridimensionamento delle strutture dirigenziali, passando per la razionalizzazione delle attività sul territorio e all'estero; la riduzione degli enti strumentali e vigilati e delle società pubbliche; la riduzione della spesa per gli acquisti di beni e servizi; la ricognizione degli immobili in uso con successiva riduzione della spesa per locazioni, l'ottimizzazione dell'utilizzo degli immobili di proprietà, la restituzione al demanio dei fabbricati «eccedenti i fabbisogni». Inoltre bisognerà procedere all'«estensione alle società in house dei vincoli vigenti in materia di consulenza», all'eliminazione delle spese di rappresentanza e per convegni, all'impugnazione delle sentenze di primo grado che riconoscono «miglioramenti economici» e «progressioni di carriera» per dipendenti pubblici. Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri ha già assicurato che «qualunque operazione non verrà mai ad intaccare la sicurezza dei cittadini». Ma i sindacati di prefetti e Polizia hanno già chiesto di essere convocati. Frena invece il collega dell'Istruzione, Francesco Profumo: «Io credo che la scuola abbia già pagato tanto in questi anni in termini di tagli e infatti in questo momento di revisione della spesa la scuola non è nell'occhio dei ciclone». Intanto il ministero della Giustizia ha già riunito un gruppo di lavoro che si avvarrà della collaborazione, a titolo gratuito, della società di consulenza Ernst & Young. Mentre è in previsione un accorpamento del Dipartimento del Turismo con quello degli Affari Regionali, con risparmio sui costi delle sedi. Occhi puntati, poi, sui costi della sanità. Nel medio periodo un terzo della spesa pubblica considerata «rivedibile» (cioè 295,1 miliardi di euro in totale) è attribuita al settore sanità: 97,6 miliardi. In questo comparto sono rivedibili soprattutto i consumi intermedi, per 69 miliardi. Un altro terzo di spesa rivedibile, pari a 95,9 miliardi di euro, riguarda lo Stato. Poi figurano i Comuni: 44,2 miliardi di euro, di cui 25,3 miliardi di consumi intermedi; a seguire ci sono le Regioni con 20,2 miliardi di spesa rivedibile. E sulla possibile riduzione degli aiuti alle imprese interviene la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: «Va benissimo che ce li taglino, ma che abbassino le tasse».

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