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Maroni: "Disobbedienza civile sull'Imu"

Roberto Maroni

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La Lega torna all'attacco. O, almeno, ci prova. È il leader in pectore Roberto Maroni a lanciare il primo grido di battaglia dopo i ripiegamenti degli ultimi giorni. «Il primo maggio a Zanica (Bergamo) lanceremo la giornata sull'obiezione fiscale - attacca - Questo governo sta martoriando le famiglie e impoverendo i comuni e per questo serve una grande giornata di mobilitazione». L'ex titolare del Viminale prende di mira quelle che definisce «azioni di demolizione» del welfare da lui avviate quando era ministro del Lavoro. «Oggi la Fornero, che piange in televisione, ha invece soppresso il fondo per i disabili danneggiando le famiglie italiane e questo è inaccettabile». Quanto all'Imu, Maroni non ha dubbi: è una tassa-rapina. «Siamo contrari alla tassazione della prima casa - spiega - e dobbiamo dire chiaro che i fondi che i comuni raccoglieranno andranno a Roma e non rimarranno nelle casse locali. Si tratta di 9 miliardi di euro che saranno scippati ai comuni», tuona. Se Bobo prova a ripartire, Bossi viene contestato a Crema da una trentina di giovani durante il comizio del candidato sindaco Alberto Torrazzi. Ai contestatori che gridavano «vergogna, ladroni», il presidente federale del Carroccio ha urlato: «Venite vicino, vi faccio sentire la carezza del destro, a voi fighetti di buona famiglia». E i guai giudiziari non danno tregua al Carroccio. A rischiare grosso è proprio Umberto Bossi. Nessuna obiezione dai vertici della Lega sarebbe arrivata sugli investimenti effettuati da Francesco Belsito all'estero e per l'acquisto di diamanti. Ad affermarlo è stato lo stesso ex tesoriere, indagato per appropriazione indebita, riciclaggio e truffa aggravata, nell'interrogatorio a cui l'hanno sottoposto i magistrati milanesi lunedì scorso. Di più. «La famiglia - spiega Belsito - era a conoscenza delle spese più grosse effettuate dalla tesoreria». L'Umberto non affronta certo un periodo facile: «Qui ci va di mezzo la mia famiglia», continua a ripetere il Senatùr, che avrebbe avuto anche parole dure nei confronti del figlio Renzo, sospettato di aver usato i soldi del movimento per esigenze personali. Intanto i pm di Milano hanno sentito come testimone Federico Bricolo, il capogruppo al Senato del Carroccio. L'audizione del senatore sarebbe dovuta ad alcuni sospetti che i magistrati milanesi hanno sulla gestione dei rimborsi delle spese per il gruppo dei senatori della Lega da parte di Piergiorgio Stiffoni. Stiffoni, infatti, risulta avere la firma sul conto al Senato del Carroccio. Bossi si rivolge direttamente al Governo e a chi lo appoggia. «Monti? Non è un nuovo Mussolini - dice - e si può e si deve combattere. Combattere lui - aggiunge calibrando il mirino - e la maggioranza che lo sostiene».

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