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Il governo si fermi e faccia una riforma che tagli le tasse

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Abbiamoscelto la città di Rieti, come provincia «simbolo» di tutte quelle realtà alle prese con una disoccupazione grave, la delocalizzazione di tante aziende, fallimenti societari, servizi pubblici e infrastrutture fatiscenti. Rieti è una provincia dimenticata,con un tessuto imprenditoriale incapace di rigenerarsi e attirare nuovi capitali. È l'emblema della crisi italiana. L'azione del Governo Monti appare fortemente condizionata dall'emergenza, ma debole sul piano del contrasto della recessione e, soprattutto, senza quella necessaria equità sul piano sociale. Il rigore va coniugato con le misure per la crescita, altrimenti si rischia di aggravare le condizioni del Paese. Si continua a rinviare la riduzione delle imposte per le famiglie, per i lavoratori e i pensionati, e non si vuole risolvere il grave problema degli esodati, per i quali la Cisl chiede con forza, dopo la grande manifestazione dello scorso 13 aprile, un immediato intervento risolutivo del Governo. Tra Imu, aumento delle tasse locali, tariffe, benzina, le famiglie italiane fanno i conti, forse, con il momento peggiore dal dopoguerra. Si sta creando una miscela esplosiva. C'è un senso di latente sfiducia collettiva: troppi scandali che impregnano i partiti politici, troppa corruzione che sta corrodendo il tessuto delle istituzioni e della vita civile democratica. Il Governo dei «professori» non basta. Occorre più concertazione, maggiore coesione sociale e politica. Ecco perché, di fronte a questa situazione noi continuiamo a sollecitare l'esigenza di un Patto per la crescita, in cui tutti facciano la propria parte per favorire il rilancio degli investimenti. Parliamo di infrastrutture, reti digitali, del piano nazionale energetico e ambientale, della realizzazione delle opere pubbliche con il superamento del patto di stabilità, dell'utilizzo immediato dei fondi europei per il Sud. Ci vuole una politica industriale orientata alla innovazione di prodotto e alla ricerca, con il sostegno agli investimenti attraverso la disponibilità del credito. Ma il punto cruciale rimane una riforma fiscale che rendendo sempre più stringente ed organico il contrasto all'evasione fiscale, preveda già nel 2012 un intervento di riduzione del peso fiscale su lavoratori, pensionati e famiglie, per favorire la ripresa della domanda interna e rilanciare lo sviluppo. Le risorse si devono trovare attraverso una forte riduzione degli sprechi, dell'inefficienza, dei doppi incarichi, della cattiva spesa pubblica, degli abnormi costi degli assetti istituzionali e della politica. Cancelliamo l'Imu per le famiglie bisognose. Possiamo ridurre il debito attraverso una imposta pluriennale sui grandi patrimoni e vendendo una volta per tutte i beni demaniali (circa 400 miliardi di euro) per liberare risorse per sostenere lo sviluppo. Questo è l'appello che facciamo oggi a Monti: convochi urgentemente un tavolo sulla crescita con le parti sociali. Non bisogna rinunciare al cambiamento. Il declino del paese si può contrastare, a partire dal lavoro e dalla creazione di lavoro. Tocca al Governo centrale, alle Regioni, alle forze politiche, alle imprese, al sindacato saper raccogliere con senso di responsabilità questa sfida. È con questa prospettiva che celebriamo questo Primo maggio, rilanciando tutto il nostro impegno perché il sindacalismo confederale recuperi, anche tra le sue componenti, le condizioni di una iniziativa il più possibile convergente, superando criteri di parte, di antagonismo ideologico o di parzialità politica. *Segretario Generale Cisl

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