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Assegni, bugie e sospetti. Espulso Stiffoni

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Il senatore amministrava il conto della Lega a palazzo Madama. Per i pm gestiva in modo anomalo somme rilevanti dei fondi dei rimborsi elettorali

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Èil nuovo «fronte» su cui stanno indagando i magistrati milanesi che si sono imbattuti in «somme rilevanti» che sarebbero uscite, per destinazioni ancora da accertare, da un conto che doveva essere, invece, destinato a rimborsare le spese del gruppo del Carroccio a Palazzo Madama. Un'attività di dissipazione di denaro versato dallo Stato che, da quanto risulta, potrebbe costare a Stiffoni – già entrato nel «ciclone» giudiziario per uno «strano» investimento in diamanti, che venerdì scorso si è autosospeso dal gruppo dei senatori e dal movimento e che oggi è stato «espulso» da Maroni dal Consiglio Federale - l'accusa di peculato. Il senatore, che era l'amministratore del gruppo parlamentare (ma si è «chiamato fuori» anche da questa funzione), aveva avuto la delega dal partito ad operare sul conto, acceso presso la Bnl, sul quale confluivano i rimborsi statali per i senatori del Carroccio. A Palazzo Madama, così come alla Camera, ogni gruppo politico riceve infatti soldi pubblici a copertura delle spese dei parlamentari. Tra il 2010 e il 2011, stando alle carte in mano al procuratore aggiunto milanese Alfredo Robledo e ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, Stiffoni avrebbe così gestito tra i 3 e i 4 milioni di euro su quel conto. Nel «mirino» degli investigatori della Gdf ci sono però alcuni movimenti effettuati dal senatore in questi due anni, tra cui l'emissione di assegni circolari e soprattutto prelievi in contanti. Si è mossa anche l'Unità d'informazione finanziaria di Bankitalia che ha segnalato le operazioni come «sospette». A che scopo, infatti, far uscire denaro contante, quando le spese dei parlamentari potrebbero essere pagate semplicemente tramite bonifici? È uno degli interrogativi a cui stanno cercando di dare risposta gli inquirenti che venerdì scorso, tra l'altro, hanno ascoltato a verbale il capogruppo della Lega al Senato, Federico Bricolo. L'esponente leghista, da quanto si è saputo, ha spiegato ai pm che Stiffoni, avendo ottenuto la fiducia del partito e il «via libera» ad operare su quel conto, si muoveva autonomamente e nemmeno lui, come capogruppo, sapeva come gestisse quei soldi. La versione di Stiffoni poi - sentito una decina di giorni fa - non aveva convinto affatto i magistrati. Ora la sua posizione è al vaglio dei pm che riceveranno nei prossimi giorni le relazioni dei consulenti contabili ed informatici, che stanno studiando il materiale sequestrato. Carte che serviranno anche per avere un quadro puntuale - anche al fine di muovere accuse e contestazioni - su un altro filone: l'utilizzo dei rimborsi elettorali per le spese personali di Bossi, dei suoi familiari e di Rosi Mauro e i presunti versamenti all'ex ministro Roberto Calderoli. E Roberto Maroni annuncia che il partito farà di tutto per riavere eventuali fondi che sono stati usati per altri scopi. «Sono in corso una serie di azioni, anche legali – ha spiegato ieri alal fine del Consiglio Federale – per ottenere da parte nostra tutto quello che è di nostra spettanza, le informazioni e soprattutto i soldi».

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