Monti al lavoro Ma la ricetta non c'è
Èquesta la linea sulla quale sta lavorando il governo e che troverà il primo sbocco nel prossimo Consiglio dei ministri di lunedì. Mario Monti è impegnato su due fronti: quello europeo per consolidare l'asse con il Canceliere Angela Merkel e diventare un interlocutore privilegiato di Berlino con tutti i vantaggi che questo comporta e quello interno di coniugare le esigenze del rigore con la crescita. Si tratta di un'azione difficile di equilibrismo giacchè il timore, come emerge da indiscrezioni all'interno del governo, è che possa imporsi il partito della spesa. E questo l'Italia non se lo può permettere. Ieri Monti era a Bruxelles e intervenendo all'European business summit ha sottolineato che sulla crescita «bisogna evitare scorciatoie illusorie», scandendo un «no ad un keynenismo vecchio stile attraverso la spesa in deficit». E il Prof convice. Il primo ministro del Belgio, l'italo belga Elio di Rupo, si associa all'idea di Draghi di un «patto per lo sviluppo» e il presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy (con il quale Monti ha avuto un faccia a faccia prima del convegno) annuncia un extra summit della Ue, prima di quello ufficiale di fine giugno, tutto dedicato alla crescita. Monti raccoglie con soddisfazione i risultati della pressione esercitata da mesi. «Posso dire che l'Italia è stata la prima a sottolineare la necessità di inserire il tema della crescita nell'agenda Ue», rivendica poi Monti davanti alla platea di imprenditori. «Il Governo è incoraggiato perchè il tema della crescita è ora ritenuto essenziale e prioritario anche da Paesi che insistevano meno di noi su questo tema qualche tempo fa». Non fa nomi, ma il riferimento alla Germania è evidente. In attesa di conoscere i risultati delle presidenziali in Francia («non mi pronuncio sulle elezioni di altri paesi, nè del resto su quelle italiane», taglia corto Monti a chi gli chiede di Hollande), il premier conferma i rapporti stretti tra Roma e Berlino, in vista dei vertici di giugno. «Stiamo lavorando in stretto contatto con il governo tedesco e stiamo elaborando diverse varie ipotesi», riferisce il premier, precisando che non ci sono ancora «ricette specifiche». La base di partenza «è la lettera che in febbraio su iniziativa italiana è stata inviata da parte di 12 capi di stato e di governo al presidente del consiglio e della Commissione Ue dove vengono specificate varie misure per la crescita». Monti è stato tutto ieri a Bruxelles dove, con la collaborazione dell'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, ha lavorato alla messa a punto delle proposte. Oggi ne parlerà con il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso. Il commissario al mercato interno Michel Barnier ha annunciato che «entro settembre» la commissione proporrà 12 misure chiave per la crescita. Nel suo discorso, Monti ha chiarito i paletti entro i quali l'Italia punta a rilanciare una politica europea per la crescita. Primo: il potenziale di crescita va aumentato facendo leva sulle riforme strutturali e quindi con investimenti nei settori chiave (come trasporti, energia). «L'investimento pubblico non è necessariamente peggiore per l'economia europea dei consumi privati, anche se la struttura attuale della politica lo considera in questo modo», osserva Monti. «Dobbiamo avere una mente aperta, non per eludere la disciplina di bilancio, ma per fare in modo che la disciplina di bilancio sia realmente sostenibile nel medio termine e possa essere rispettata perchè sarà in un contesto di sviluppo e non depressivo» Secondo: no a politiche «effimere e vecchio stile pro-deficit che creano solo una crescita illusoria». L'Italia «sta facendo un grande sforzo per raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2013», assicura Monti, insistendo sulla necessità di rigore e disciplina. Terzo: le riforme strutturali sono fondamentali per aumentare il potenziale di crescita, «ma da sole non portano crescita se non c'è una domanda dei beni e dei servizi prodotti». Considerato che nei paesi che stanno facendo una cura di riforme e consolidamento dei bilanci, come l'Italia, «non si genera spontaneamente molta domanda», devono essere «gli altri paesi a largheggiare con le politiche economiche». Nessun nome neppure in questo caso, ma ancora una volta il sottotesto recita Germania.