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In fila per il Centro. Montezemolo se la ride

L'ex presidente di Confindustria e presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo

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L'ultima mossa nelle guerra di schermaglie tra Pdl e Udc per conquistare centimetri di spazio verso il Centro l'ha messo a segno Pier Ferdinando Casini: sul suo blog ieri ha annunciato le dimissioni da capogruppo alla Camera. Una scelta che va nella direzione dell'azzeramento di tutte le cariche del partito per costruire la nuova aggregazione dei moderati con Futuro e Libertà e Api. «Intendo rafforzare il mio impegno alla guida dell'Internazionale Democratico-cristiana – scrive – e assicurare ogni sforzo ed energia all'impegno che insieme abbiamo assunto: assicurare ai moderati italiani una nuova proposta politica imperniata sul rifiuto di ogni demagogia e populismo, che parli il linguaggio della verità e della serietà». Angelino Alfano, invece, ha replicato al Pd che aveva letto il suo annuncio di rinunciare al finanziamento pubblico per il Pdl come un facile ripiego sui soldi che potrebbero arrivare da Silvio Berlusconi. «Proporremo un tetto per i versamenti da parte dei privati ai movimenti e alle forze politiche – ha risposto – Non ci devono essere finanziamenti illimitati per evitare che diventi proprietario dei partiti chi versa contributi. Lo dico per chiarire a Bersani ed agli altri che il nostro è un intendimento sincero e non parte dal presupposto che il nostro leader è benestante». Intanto però la proposta di legge che elimina il finanziamento pubblico per far vivere i partiti di contributi degli iscritti esiste già ed è stata depositata in Parlamento dal capogruppo di Popolo e Territorio Silvano Moffa. «L'ho presentata qualche giorno fa – racconta – e ha avuto pareri positivi sia nel Pdl sia nel Pd. Ora però aspetto che i miei colleghi vadano anche a firmarla visto che piace a tutti». «Oltre a far risparmiare un sacco di soldi allo Stato – prosegue – un sistema di questo tipo lega di più gli elettori ai partiti. Se sbagliano o fanno qualcosa che non piace non hanno più i soldi per sopravvivere». E chi non vuole solo sopravvivere all'ondata di antipolitica in questo momento è Luca Cordero di Montezemolo. Il quale se da un lato continua a smentire qualsiasi interessamento alla politica, dall'altro ha messo in piedi una struttura – la Fondazione ItaliaFutura – che può già funzionare come un partito. L'intenzione sarebbe quella di presentarsi con una lista civica, slegata da altre formazioni, che è già accreditata del 7 per cento. Un'iniziativa alla quale sta guardando con interesse anche Berlusconi. L'idea di portare il presidente della Ferrari nel Pdl, ammesso che ci sia mai stata, non è praticabile. Piuttosto il Cavaliere sta pensando a un'alleanza post elezioni se si riuscirà a cambiare la legge elettorale con un sistema che prevede la formazione delle coalizioni dopo il voto. Il Pdl dovrebbe essere il primo partito, quindi incaricato di formare il governo, e a quel punto le alleanze verrebbero di conseguenza: con l'Udc, con la lista di Montezemolo e, eventualmente, con la Lega. Un progetto però che è legato a un unico, enorme, punto interrogativo, la modifica della legge elettorale. La riforma costituzionale, alla quale è legata, è ferma da tempo in Senato e non sono previste accelerazioni. Anche se Berlusconi vorrebbe iniziare a stringere i tempi e iniziarne a discutere entro la fine del mese. Perché il Cavaliere sa che con questo sistema di voto le chanche che ha di vincere sono pochissime. Mentre invece il Pd, presentandosi con Sel e Italia dei Valori, può puntare a palazzo Chigi. Le modifiche alla legge elettorale, così come le immagina il Pdl, salvano comunque il bipolarismo ma inseriscono un sistema misto al 50 per cento tra liste bloccate e collegi e alleanze tra partiti solo dopo il voto.

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