Sciogliamo Futuro e Libertà.
Insomma,il messaggio è chiaro: avanti senza paura verso la formazione di un nuovo e più largo movimento, che si chiami Partito della Nazione o altro è solo questione di forma. La lettera è inviata al presidente Gianfranco Fini, ovviamente, ma anche a Italo Bocchino, Roberto Menia, Benedetto Della Vedova e Gianmario Mariniello, coordinatore nazionale del movimento giovanile di Fli che non è tra i firmatari dell'appello. Nel testo non manca l'elogio delle ultime scelte prese da Futuro e libertà, in particolare in merito all'appoggio dato al governo Monti. Come non manca il sostegno alle politiche portate avanti dal loro leader. Per i firmatari, le intuizioni politiche di Fini sono «un patrimonio politico da rappresentare con orgoglio, a prescindere da ogni apparato». Proprio per questo si dicono d'accordo con il presidente della Camera «quando dice di non essere interessato a "presidiare un microterritorio". Nemmeno noi lo siamo e vorremmo che il movimento giovanile di Futuro e libertà precorresse questo processo di fondazione, e che non resistesse all'idea di partecipare senza riserve ad un'iniziativa come quella poc'anzi descritta (scioglimento di Fli per confluire in un soggetto repubblicano di più ampio respiro, ndr), più volte richiamata dallo stesso presidente Fini». Perché qualche riserva, dentro Fli, c'è eccome. E arriva dalla componente legata a Italo Bocchino, tra i meno convinti del progetto che vuole far confluire il partito in un grande Centro. Per i giovani firmatari, però, è l'unica soluzione per evitare il fallimento. Criticano «l'insistenza su forme superate e sterili di organizzazione politica, la resipiscenza di nostalgie proprie di un partito che vuole sopravvivere, e così facendo si condanna alla morte, invece che scrivere un pezzo del destino dell'Italia dei prossimi anni». Non mancano alcune critiche al ruolo dello stesso movimento Generazione Futuro, che troppe volte avrebbe fatto da cassa di risonanza ad atteggiamenti di retroguardia. «È secondo noi la plastica evidenza che l'Italia in questo momento non ha bisogno di movimenti giovanili ma di giovani in movimento, che sappiano contaminare i partiti in cui scelgono di militare». Infine, l'apertura al dialogo. Con chiunque: riformisti, laici, liberali. Chiunque «possa e voglia offrire un contributo costruttivo e traghettare l'Italia nella Terza Repubblica e in un futuro di maggiore progresso e benessere per tutti». Fini è avvertito. Dopo An, Pdl e Fli i suoi ragazzi sono pronti a sposare un ulteriore progetto politico. A intraprendere un nuovo percorso. Ora tocca a lui fare il primo passo.