Nella Lega ancora tutti contro tutti
Bossi e i triumviri stanno lavorando sodo: ricompattare la Lega dopo la tempesta, questo l'obiettivo. Ritrovare quell'unità perduta dopo che le "gesta" di un tesoriere ricco di fantasia hanno rotto ogni argine interno, facendo di fatto scoppiare la "guerra" intestina tra "barbari sognanti" e membri del "cerchio magico". Tra maroniani di ferro e fedelissimi dell'Umberto. La tempesta padana, però, non conosce quiete. Non bastano comizi elettorali che si trasformano - «a sorpresa» - in incontri chiarificatori, né sponsorizzazioni pesanti, come quella riservata dal Senatùr al suo delfino di sempre. La resa dei conti all'interno del Carroccio non è ancora finita. È Roberto Calderoli a togliersi l'ultimo sassolino dalla scarpa. Certo, «finalmente Bossi e Maroni si sono chiariti e io - spiega il triumviro della Lega intervistato da Maria Latella su Sky - ho fatto un grande lavoro per impedire la rottura, anche quando Bossi fece la "fatwa" per impedire a Maroni di parlare ai comizi». E certo «se Maroni sarà segretario lo sosterrò con convinzione. La mia condizione è che il chiarimento sia vero e definitivo perché la Lega deve essere di tutti». Ma l'ex ministro della Semplificazione non intende perdonare proprio tutto al Senatùr: la scelta di Marco Reguzzoni alla presidenza del gruppo della Lega alla Camera, ad esempio, è stato «un errore di Bossi: non andava bene - spiega - perché non aveva le capacità anche psicologiche di guidare un gruppo e perché anche lui è di Varese, come Bossi e molti altri leader». «Troppi galli nel pollaio a cantare», commenta. Calderoli rivela di aver proposto a Bossi di sostituire Reguzzoni: «Lo avevo convinto, poi lui cambiò idea . E fu un errore perché da allora le tensioni che riguardavano Reguzzoni si trasferirono su Bossi». L'anima veneta contro l'anima lombarda, insomma. Reguzzoni, però, non ci sta e a stretto giro di posta replica al suo triumviro: «Nulla di nuovo, la posizione di Calderoli la conosco da tempo - spiega - Si deve però sapere - precisa - che più volte ho chiesto io a Bossi di essere sostituito da capogruppo, perché il mio obiettivo è sempre stato quello di tenere unita la Lega, non di spaccarla». Quando il Senatur «ha acconsentito a questa richiesta, a metà gennaio, ho fatto il passo indietro». Quanto al fatto che anche lui è di Varese, l'ex capogruppo replica: «Il fatto che io, Bossi, Maroni e Giorgetti abitiamo a dieci chilometri di distanza, non ha aiutato. Ma questo non è il momento delle polemiche». Sarà. Intanto Calderoli si difende dalle accuse: «Molti attaccano la Lega perché siamo l'unica forza politica che abbia saputo dire no al governo Monti. Siamo gli unici fuori dal coro, che non si limitano a protestare come Grillo». Di più: «Mi pento di aver polemizzato con Monti per la storia del cenone di capodanno: il martellamento che sto ricevendo in questi giorni forse dipende anche da quello». Quanto alla casa con vista, a Roma, pagata con i soldi del Carroccio, il triumviro spiega: «Da un anno a questa parte ho sottoscritto un accordo: ho rinunciato ai rimborsi e loro hanno fatto un contratto a nome della lega per un appartamento a Roma. Ma io ho sostenuto delle spese andando in giro per l'Italia per il mio incarico e in più versavo tre mila euro al mese di contributo volontario: le spese dell'appartamento le ho pagate indirettamente», assicura. Dopo diamanti, lingotti d'oro e dossier, insomma, rimangono le polemiche. A Maroni, sempre più in pole position per guidare il Carroccio dopo il congresso del 1 luglio, l'arduo compito di serrare i ranghi in nome del dio Po. L'ex ministro dell'Interno gioca all'attacco. «Sono molto curioso di vedere la grande rivoluzione annunciata da Alfano - annuncia sornione - Gli altri partiti devono cambiare nome e colori. La Lega Nord resta la Lega Nord e non ha bisogno di questi trucchetti». Per i trucchetti padani, poi, basta chiedere a Belsito.