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A Palazzo Farnese in coda per votare. I francesi a Roma bocciano Sarkò

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Migliaiai "cugini" residenti a Roma e nel Lazio che ieri hanno affollato il seggio allestito all'Ambasciata di Francia a piazza Farnese per adempiere al proprio dovere elettorale. Studenti, famiglie, e tanti giovani disposti a ore di attesa pur di esprimere la propria preferenza. «Le presidenziali in Francia sono molto sentite, sono le elezioni per eccellenza», racconta una ragazza. Rimane in coda per un'ora e un quarto, «ma votare era importante - spiega - Con la storia dell'Europa penso che quello che succederà in Francia avrà un impatto anche sugli altri Paesi. Crea una tendenza». Nell'attesa, ci si confronta. «Sarkò ha deluso. Per la Francia è tempo di cambiare». In linea con gli exit poll lanciati Oltralpe, i francesi di casa nostra hanno in larga parte scelto di «dare una svolta» al Paese bocciando «le promesse non mantenute» di Nicolas Sarkozy e affidandosi al candidato socialista Francois Hollande, «un po' all'antica, fin troppo moderato per essere l'uomo della gauche», ma visto come l'ancora a cui aggrapparsi per uscire dalle agitate acque della crisi. Entrambi i candidati hanno coccolato via mail i loro potenziali elettori all'estero. «Non c'è niente di più bello e democratico dell'amore per il proprio Paese», scrive loro Sarkozy. «Voi siete gli ambasciatori della Francia nel mondo, e avete sofferto, forse più di tutti gli altri, il peggioramento dell'immagine della Francia, dovuta alla politica degli ultimi 5 anni», attacca invece Hollande. Dagli studenti ai residenti più anziani, è quello economico il vero terreno su cui si gioca la battaglia delle preferenze. La fila continua - ininterrotta - dalle 8 alle 18. I tre seggi, divisi per cognome (A-E, F-L, M-Z) sono spesso ingolfati. Va peggio a chi è in fila per l'ultima cabina. In tanti protestano per «la disorganizzazione» dell'ambasciata. «Hanno messo qui i residenti di Roma e Provincia e al Consolato quelli del Lazio, ma qui siamo molti di più», si lamentano. Qualcuno, di fronte ad un'attesa media di circa un'ora e mezza, si arrende e torna a casa. Un signore, in Italia da tanti anni, aspetta per oltre due ore. Poi, quando è finalmente arrivato il suo turno, gli addetti non trovano la sua scheda. «Lei è morto», gli dicono. C'è evidentemente un errore (anche i francesi sbagliano), ma non può votare. Lui avrebbe scelto Sarkò.

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