«Nessun ricatto a Berlusconi, volevo solo chiedergli un prestito»
CosìValter Lavitola, nel corso del lungo interrogatorio di garanzia avvenuto nel carcere di Poggioreale, a Napoli, ha spiegato al gip Dario Gallo la richiesta di cinque milioni di cui sua sorella Maria aveva parlato agli inquirenti. Il direttore dell'Avanti ha dunque confermato solo in parte la circostanza: la sorella infatti disse ai pm che la richiesta di denaro nascondeva un ricatto «altrimenti avrebbe detto tutto quello che sapeva su Berlusconi». Durante l'interrogatorio il direttore dell'Avanti è apparso rilassato; ai pm e al giudice ha detto che, se avessero voluto, avrebbe continuato a rispondere alle domande per tutta la notte. Non ha manifestato astio, inoltre, bensì un atteggiamento «persino comprensivo» nei confronti delle persone che lo accusano, tra le quali la stessa sorella e il commercialista Andrea Vetromile. Smentita decisa, invece, sul fronte della corruzione internazionale: per Lavitola, i 600 mila dollari consegnati a esponenti del governo di Panama non erano tangenti, ma somme relative a operazioni commerciali. Per dimostrarlo, agli inquirenti ha consegnato il suo telefonino e una serie di documenti che, a suo dire, possono offrire spiegazioni in grado di confutare le accuse. Tra le migliaia di documenti che il giornalista ha consegnato nel corso dell'interrogatorio c'è anche un contratto relativo alla cessione di 60 brillanti a una società con sede nello Zambia. Una società che potrebbe far capo allo stesso Lavitola, il quale avrebbe creato un giro di compravendite fittizie di beni e servizi per giustificare l'utilizzo del denaro ricevuto attraverso i finanziamenti all'Avanti. L'indagato, però, avrebbe escluso che l'operazione sia servita per nascondere soldi provenienti da finanziamenti all'editoria. Nel corso dell'interrogatorio non è stato affrontato l'argomento degli appalti di Finmeccanica; di questo si parlerà probabilmente nell'interrogatorio investigativo che il giornalista renderà la prossima settimana ai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. Lavitola si è già detto disponibile a fornire chiarimenti e le sue dichiarazioni potrebbero rivelarsi molto importanti. Intanto però aumentano col passare del tempo i dubbi della procura di Bari sulla sussistenza del reato di induzione a mentire all'autorità giudiziaria ipotizzato a carico di Valter Lavitola e Silvio Berlusconi. Il pm Pasquale Drago, che cura il fascicolo, ritiene che, nonostante la pronuncia contraria di tre giudici, i gravi indizi di colpevolezza a carico del faccendiere non vi siano e che gli stessi siano insussistenti per l'ex premier.