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Belsito restituisce diamanti e lingotti

Un'immagine del tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito

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Il tesoro c'era davvero. Dieci lingotti d'oro, cinque chili in tutto, e undici diamanti (per un valore di circa 100 mila euro). Francesco Belsito, il tesoriere appunto, li custodiva a Genova. Nel caveau di una banca. Fino a lunedì pomeriggio, quando l'ex esponente leghista ha deciso di consegnare il "malloppo" al partito, legittimo proprietario dei preziosi. L'ex responsabile della cassa del Carroccio ha inviato tutto alla sede di via Bellerio, a bordo dell'Audi A6 usata per un periodo anche da Renzo Bossi. Del Carroccio anche quella, restituita. L'auto, l'oro e i diamanti sono quindi stati affidati a un militante leghista che, per ricevere il prezioso carico, ha dovuto firmare un verbale sotto gli occhi di Belsito e del suo legale. «Oggi 16 aprile 2012 in Genova, presso lo studio legale dell'avvocato Paolo Scovazzi - si legge nella premessa del documento - data l'urgenza che ancor prima di un formale passaggio di consegne, allo stato in via di fissazione a seguito di impulso dell'avvocato, la Lega Nord venga in possesso di cose mobili di sua proprietà, soprattutto al fine di manlevare il dottor Francesco Belsito dall'onere di custodire detti beni senza possederne la titolarità, il dottor Francesco Belsito riconsegna alla Lega Nord i beni in appresso indicati attraverso l'affidamento per il trasporto al sig. Paolo Cesati, collaboratore della Lega Nord che ne curerà la riconsegna al nuovo segretario amministrativo federale». Seguono la lista di lingotti e diamanti e le specifiche dell'auto. Nel verbale si annota poi che «Gli oggetti di cui ai numeri 2) e 3) (lingotti e diamanti, ndr) sono stati fotografati prima della consegna e le foto trattenute dal consegnante». L'ex tesoriere del Carroccio è un tipo preciso. Vuole fare il suo dovere fino in fondo. Il responsabile di cassa non è più lui. E riconsegna tutto. Non certo alla Guardia di Finanza - che da giorni ha aperto la caccia al tesoro - ma al «legittimo proprietario». Il partito e, quindi, il suo successore, Stefani. All'appello mancherebbero, però, stando alle intercettazioni e alle ricostruzioni di chi indaga, altri diamanti. Per un valore di oltre 300 mila euro. Sarebbero quelli che Belsito avrebbe consegnato alla vicepresidente del Senato Rosi Mauro (ieri espulsa anche dal gruppo parlamentare leghista) e al collega a palazzo Madama Piergiorgio Stiffoni. Entrambi hanno ripetuto più volte di non aver nulla a che fare con gemme e pietre preziose, e di essere al centro di un complotto che intende spazzar via la componente del partito più vicina al Senatùr. A tutto vantaggio di Maroni. L'ex ministro dell'Interno nega di condurre una battaglia per la conquista del Carroccio. «Non ho cariche, né ne ho mai avuto. Non mi interessa la corsa alla segreteria - spiega - Una cosa è certa: una persona così carismatica, così potente, così forte come è stato Bossi non c'è e quindi si dovrà pensare a un sistema di governo della Lega diverso. Non affidarci a una persona che fa tutto perché non c'è. Facciamo gioco di squadra», dice. Sarà. Intanto però una stoccata all'Umberto la rifila: «Bossi è stato raggirato? Con me non funziona, guarda ho fatto il ministro dell'Interno ho combattuto la mafia la 'ndrangheta, la camorra e vuoi che qualcuno possa fregarmi così facilmente. Bisogna stare attentissimi, ma non succederà», assicura. Bobo, però, farebbe bene a non sbilanciarsi troppo. Perché - certo - la mafia è la mafia, ma anche avere a che fare con tesori, tesorieri, diamanti e lingotti d'oro non sembra essere facile.

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