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L'ira di Bobo: «Spiato con i soldi della Lega»

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Iovoglio sapere, anzi, pretendo di sapere, se davvero qualcuno all'interno della Lega mi ha spiato e ha addirittura ordinato un dossier su di me, voglio e pretendo di sapere chi lo abbia fatto». La "guerra dei dossier" all'interno del Carroccio è ufficialmente scoppiata. E adesso qualcuno provi a fermare Bobo. È lui stesso a confermare l'esistenza di un fascicolo su di lui («io l'ho visto», ammette), ma non intende fare la vittima. Così, sottolinea di non aver nulla da nascondere («è ridicolo») e passa immediatamente al contrattacco con una rivelazione bomba: «Sembra che il dossier sia stato pagato con i soldi della Lega», afferma. È il via, di fatto, ad una contro-indagine interna per scoprire «se qualcuno sapeva o era consenziente». L'accusa dell'ex responsabile del Viminale è pesantissima e appare rivolta ai "nemici" del Cerchio Magico che, però, non cita mai. D'altronde, è lo stesso Belsito a sottolineare che una certa attività investigativa nei confronti del leader dei "Barbari sognanti" a gennaio l'aveva avviata per - spiega a Panorama - «fare un pò di ricerche su quelli che sostengono di essere trasparenti, puliti e corretti» perché «presto - minaccia - ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità». La procura di Milano lascia trapelare che allo stato, tra le carte esaminate dagli investigatori che indagano sulle distrazioni dei fondi della Lega, non risulta alcun presunto dossier di Belsito. Tra gli "spiati" - si vocifera in ambienti del Carroccio - potrebbero esserci anche alcuni deputati maroniani: Gianluca Pini, Giovanni Fava e Fabio Rainieri i più inflazionati. Le indagini non spaventano Maroni. «È incredibile che l'ex ministro dell'Interno sia stato oggetto di attività di dossieraggio - afferma il triumviro lumbard - Sono stato accusato io di fare dossier e complotti ma invece emerge che è il contrario». Il leader leghista evita accuratamente di rispondere a chi gli chiede se Umberto Bossi fosse stato a conoscenza del dossier. Belsito rivela invece che con il Capo aveva parlato: «Gli ho detto che mi sentivo accerchiato e che stavo cercando di capire alcune cose su Maroni - rivela - Se mi ha scoraggiato? In realtà non mi ha detto niente». Comunque siano andate le cose - certamente nei prossimi giorni se ne saprà di più - il caso dei dossier in salsa leghista apre un nuovo squarcio all'interno del Carroccio, già dilaniato da una "guerra civile" intestina che contrappone maroniani e cerchisti. Ad alimentare lo scontro ci pensa la pasionaria Rosi Mauro: «Tutto lo scandalo nasce da una guerra interna. Credo che tanti militanti non si riconoscano in questa Lega. Io non mi riconosco nel triumvirato, per quello che hanno fatto a Umberto Bossi e alla sua famiglia». Insomma, la guerra continua. Sullo sfondo resta il congresso federale di fine giugno: ci saranno altri conti da regolare. Na. Pie.

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