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Giletti e Annunziata: «La competizione fa bene»

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Il conduttore de «L'Arena» continuerà a invitare i politici

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Ilgiorno dopo le polemiche su presunte pressione per evitare che il conduttore inviti politici all'«Arena» per non danneggiare «In mezz'ora» su Raitre sono proprio loro a «smontare» il caso. «Io di sacrifici ne ho fatti tanti, ma a questa cosa difficilmente rinuncio – ha spiegato Massimo Giletti – Poi non credo che la politica, che in questo periodo si fa qualche autogol, rinunci a cinque milioni e mezzo di spettatori». «Trovo - ha proseguito - che in questo momento i politici hanno bisogno di raccontare la verità in televisione, e non si può pensare che qualcuno possa pensare di essere l'unico Dio che tiene i politici nel proprio programma. Parlo di chi reputa che i politici possano stare in determinati recinti chiusi, rispondere alle dieci domande e basta. Io sono per un incontro vero con la politica». A precedere le sue parole era stata proprio Lucia Annunziata in una lettera inviata al direttore generale della Rai, Lorenza Lei, al presidente Paolo Garimberti e alla commissione di Vigilanza. «Sono completamente d'accordo con Giletti – scrive – e spero che l'invito a liberalizzare del nuovo governo, l'idea che "competition is competion", spazzi via anche un po' di polvere in Rai e che venga applicata la domenica e in tutti gli altri spazi del palinsensto. Così come spero che la Commissione di Vigilanza ogni tanto batta un colpo non solo su chi è o non è invitato in Tv, ma su cosa produce la nostra Rai Tv». «Oggi – prosegue – è stata sollevata la questione della compatibilità fra due trasmissioni, "In Mezz'Ora" e "L'Arena", di fare approfondimento politico alla stessa ora la domenica. Giletti ha del tutto ragione nel chiedere di poter invitare chi vuole, incluso i politici. È quanto ho spiegato allo stesso Giletti ieri in una telefonata, dicendogli che sono del tutto a favore della competizione interna. Fra noi, come fra tutte le altre trasmissioni». «Negli ultimi anni in Rai è stata rafforzata nei fatti una regola che chiede la non competizione fra prodotti. Si tratta di poco più di una "raccomandazione", dal momento che la diversità di pubblico e di impostazione editoriale delle Reti è lo strumento pratico attraverso cui si esprime in Rai il pluralismo. Ma una scelta di verticalizzazione e di controllo del prodotto ha trasformato da tempo questa "raccomandazione" in uno strumento occhiuto di lavoro, il cui risultato è la paralisi e la mancanza di innovazione dei palinsesti». Un botta e risposta che dovrebbe chiudere la polemica.

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