Ultimatum Fornero: riforma del lavoro o si va a casa
Il ministro Elsa Fornero, lancia l'ultimatum a nome di tutto il governo: «Se non la approvano, la riforma del lavoro viene cancellata e il governo va a casa». Il responsabile del Welfare ha tracciato la linea della sopravvivenza della compagine governativa, ieri, nel corso di un convegno a Reggio Calabria. Un avviso ai naviganti, e cioè ai partiti che sostengono il governo, ad agevolare il percorso parlamentare del ddl di riforma, per evitare nuovi attacchi speculativi al Paese, arrivato nell'imminenza del vertice di martedì con Monti, Alfano, Bersani e Casini. La Fornero che ha confermato la validità della sua riforma fatta «per il Paese e non per compiacere sindacati, imprese o partite Iva», tuttavia ha lasciato margini di manovra al Parlamento. «Abbiamo lavorato bene e forse qualcuno ha cambiato idea rispetto alle posizioni precedenti. È possibile cambiare idea, come è possibile cambiare qualcosa della riforma, nessuno dice che sia intoccabile». E ha aggiunto: «Vediamo questa riforma non come una rivoluzione ma come uno strumento con contenuti molto equilibrati tra le sue parti. Poi se c'è qualcuno con suggerimenti per migliorarla, non ci tireremo indietro» ha assicurato. Insomma la linea è sempre la stessa. Non si torna indietro sull'impianto generale della normativa. Diligente ai dettami dell'Unione Europea l'esecutivo ha messo al centro della riforma il restringimento dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Che a giudizio dell'Europa è l'unico freno alla creazione di nuova occupazione soprattutto per i giovani. Abbattutto il muro ideologico le opportunità di impiego si apriranno. Anche senza quei provvedimenti, quelli sì altamente indispensabili e vitali, richiesti con veemenza dal presidente Napolitano, per rimettere in moto l'unico vero motore dell'occupazione. E cioè la crescita economica e il Pil. Termini per ora assenti dal lessico governativo. Nel quale invece trovano posto altri termini come tasse, e imposte al punto da connotare il governo Salva Italia solo come esecutivo «Tassa Italia». Del quale non mancano punte di estrema indelicatezza. Ancora ieri la Fornero ha voluto chiarire che gli esodati «li creano le imprese» non le riforme e neppure il Governo. Imprese che «mandano fuori i dipendenti a carico del sistema pensionistico pubblico e della collettività». Peccato che gli esodati siano il frutto di regole racchiuse in leggi dello Stato. Che lo stesso può, sì, modificare. Ma continuando ad assicurare la certezza dei diritti con l'invenzione di quella che è la norma transitoria che accompagna le persone che hanno pianificato una scelta con un contesto normativo e lo vedono sfumare per il cambio delle regole. Difficile dunque sostenere, nella loro completa mancanza, che gli esodati siano colpa dei lavoratori e delle imprese. E infatti ieri Confindustria ha replicato con durezza. Le parole della Fornero destano «sorpresa e sgomento perché danno na rappresentazione delle imprese che non solo non trova riscontro nella realtà, ma è anche offensiva».