La casa degli italiani ridotta ad algoritmo per creare tasse
Ormai lo abbiamo capito: la casa è per il governo, e rischia di esserlo per i politici negli anni a venire, la vera grande mucca da mungere in fatto di tasse. Mario Monti e i tecnici hanno colpito l'immobile già cinque volte. Con la reintroduzione dell'Ici sulla prima abitazione, la nuova Imu. Con l'aumento delle aliquote. Con la rivalutazione-monstre della rendita. Con la riduzione ad un massimo di 200 euro delle agevolazioni per la prima casa. Con il dimezzamento della riduzione per chi cumula al reddito l'introito da affitto. Come ha calcolato la Confindustria il risultato è che nel 2012 la voce casa risulta la prima di tutti gli aggravi fiscali: concorrendo per il 33 per cento al maggiore gettito, più delle famigerate addizionali locali, dell'Iva e della benzina. Ma con la nuova delega fiscale avremo l'en plein. In futuro la base imponibile della casa non saranno più le aliquote catastali, peraltro già rivalutate del 60 per cento, ma i valori di mercato. Un missile a testata doppia: da una parte infatti questi valori serviranno a determinare la “rendita media ordinaria” cui applicare l'Imu; dall'altra a stabilire ciò che l'esecutivo chiama “valore patrimoniale medio”. La distinzione non è da poco: benché anche l'Imu sia una patrimoniale permanente, la seconda voce sembra modellata apposta per patrimoniali straordinarie, quelle botte secche che molti si augurano da tempo. È una china pericolosissima per vari motivi. È chiaro che catasto e rendite vanno aggiornati e resi più equi: i famosi attici accatastati come lavatoi ne sono l'esempio tangibile. Ma con la delega si lascia al governo un potere discrezionale totale e cieco: le nuove rendite saranno il risultato non tanto di accertamenti reali, ma – citiamo testualmente – di un algoritmo basato sui “redditi medi di locazione di ogni ambito territoriale” (anch'essi fissati con decreti legislativi) “tenendo conto della localizzazione e delle caratteristiche edilizie di ogni immobile”. Dove mancasse un “mercato consolidato” ci si affiderà a “specifici saggi di redditività desumibili dal mercato”. Insomma, se manca in mercato lo si inventa a tavolino. A tutto ciò si aggiunge il passaggio dai vani ai metri quadri. Questi dovrebbero essere finalmente un dato oggettivo: ma quale valore attribuirgli? Quello medio di mercato “per microzone”, piccole porzioni di territorio comunale “con caratteristiche omogenee”. Al quale si applicheranno correttivi “relativi a ubicazione, epoca di costruzione, destinazione, grado di finitura”. Non è finita. A questo punto il governo si riserva la possibilità “di operare mediante un processo estimativo che opera sulla base di una stima diretta con l'applicazione di metodi standardizzati e parametri di consistenza specifici per ciascuna destinazione catastale principale”. Ci avete capito qualcosa? Noi solo che ogni singola casa, ogni singola famiglia, pagherà le tasse sulla casa in base a quanto stabilito chissà come, da chissà chi e senza certezze. Se l'antipasto è l'attuale guazzabuglio sull'Imu, figuriamoci con i metodi standardizzati e i parametri di consistenza specifici. L'operazione di efficienza ed equità che sarebbe stata l'aggiornamento del catasto portando alla luce i rustici trasformati in ville o le case popolari in loft di lusso, passa in cavalleria a favore di una furia regolatoria di laboratorio. Eppure sarebbe bastato partire da un uso accorto dei satelliti e Google maps; soprattutto dai rogiti notarili, che dal 2006 obbligano ad indicare anche la cifra reale della compravendita. Ah, dimenticavamo: i dati verranno aggiornati periodicamente “in base all'andamento del mercato”. Quindi le tasse diminuiranno se il mercato cala? Ne dubitiamo: è il comportamento stesso del governo in questo anno di crisi nera a dircelo. Certo, promette il Tesoro, “la delega verrà attuata a parità di gettito complessivo”. Ma è proprio in quel “complessivo” che si cela un altro margine di arbitrio. Abbiamo già visto la super Imu applicata alle famiglie ma non alle banche. O i patrimoni in Svizzera lasciati indisturbati, mentre gli altri Paesi, Germania in testa, hanno negoziato accordi bilaterali con la confederazione: l'Italia no, Monti ha ripetuto che “occorre una strategia complessiva da parte dell'Europa”. Almeno il tanto vituperato scudo qualcosa ha portato a casa. E dire che, mentre il governo si accanisce sulla casa, la Banca d'Italia afferma: “Il patrimonio immobiliare, assieme al risparmio, è il vero e unico paracadute sociale. Nella primavera del 2009, nel momento di massimo impatto della crisi, circa 480 mila famiglie hanno sostenuto almeno un figlio convivente che aveva perso il lavoro. Le famiglie hanno mantenuto i propri standard di vita riducendo la propensione a risparmiare e grazie al sostegno di una ricchezza reale e finanziaria ancora elevata. Non è tuttavia una situazione sostenibile”. Questo ha appena detto Bankitalia. Palazzo Chigi non sembra pensarla così: che cos'è la casa? Un algoritmo per fabbricare tasse.