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Il balletto dei partiti sui finanziamenti

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Io non li voglio. Io sì. Io li toglierei. Io li manterrei, ma dovrebbero essere meno. Il balletto dei finanziamenti statali ai partiti politici prosegue e a dettarne il ritmo è, inevitabilmente, anche l'avvicinarsi delle ammnistrative di maggio e la necessità di recuperare credibilità agli occhi degli elettori. Così, da settimane, gli esponenti delle principali forze politiche sono alla ricerca di una soluzione. Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini hanno dato priorità alla trasparenze dei bilanci. Ma la loro proposta di legge per ora è ferma alla Camera. Così, nell'attesa, si continua a discutere. Ieri Antonio Di Pietro ha ribadito quella che è fin dall'inizio la propria posizione: «Se il rimborso elettorale non verrà revocato (il riferimento è ai 100 milioni di euro che i partiti incasseranno a luglio, ultima tranche dei rimborsi per le elezioni del 2008 ndr) noi rispetteremo quanto promesso. Prenderemo la quota spettante all'IdV e ne faremo un assegno circolare che consegneremo al ministro del Lavoro, perché lo dia alle fasce sociali più deboli». Disposta a rinunciare a questa nuova "iniezione" di fondi si è già dichiarata anche la Lega, ma l'idea raccoglie consensi anche all'interno del Pdl. «Quello che ho più apprezzato della Lega - ha spiegato il sindaco di Roma Gianni Alemanno ospite dell'Arena di Massimo Giletti - è stata la rinuncia alla sua parte dei 100 milioni residui: io sfido tutti i partiti, compreso il mio, a rinunciare all'ultima tranche perché serve un taglio netto». E anche il governatore lombardo Roberto Formigoni non ha dubbi: «Sono favorevole a una misura drastica come l'annullamento di qualsiasi contributo dello Stato ai partiti. Non credo che i partiti che portano a casa milioni di voti abbiano difficoltà a chiedere ai militanti un contributo in denaro». Meno dura la posizione del Terzo Polo dove si registrano le parole di Francesco Rutelli («Ci battiamo per il taglio di un terzo del finanziamento pubblico. Sono favorevole a un congelamento e a dare il rimborso solo in base ai voti effettivamente presi») e Italo Bocchino: «La proposta ABC sui bilanci ai partiti rischia di essere acqua fresca senza un taglio drastico dei finanziamenti. Pronto emendamento di Fli per il taglio del 50% finanziamento pubblico. Vediamo chi ci sta». Mentre a sinistra si ribadisce la necessità di un finanziamento pubblico. «La politica - spiega Nichi Vendola - non può essere fatta solo da politici e faccendieri. Io credo che il finanziamento pubblico sia una necessità ciò che dà fastidio è il carattere faraonico. Non deve esserci quel flusso di denaro e i soldi non devono servire per investimenti immobiliari ma solo per i rimborsi elettorali». D'accordo con lui Bersani: «Il dato più urgente è avere una norma che metta il controllo sui bilanci dei partiti, che non si è mai fatto. Poi, entro un paio di mesi, possiamo discutere su come riconsiderare il meccanismo del finanziamento pubblico. Non voglio che un partito si mantenga dovendo andare a chiedere soldi a manager o banchieri. Se andiamo per quella strada, comandano i più ricchi e i più forti, allora non siamo più in democrazia». Il balletto continua.

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