Monti prova a tassare gli sms, ma deve fare marcia indietro
Ormai ogni occasione è buona per inserire una nuova imposta o aumentare quelle che già ci sono. Così nella bozza del decreto legge sulla riforma della protezione civile che sarà presentato oggi al Consiglio dei ministri, è stata inserita, come copertura agli interventi per le calamità naturali, nientemeno che una tassa sugli sms. Immediata si è scatenata la bufera e Palazzo Chigi ha dovuto fare dietro front. Peraltro il tentativo di colpire i messaggini dai telefoni cellulari non è nuovo. Ci provò nel 2004 Berlusconi alle prese con la Finanziaria e nell'intento di alleggerire il carico Irap sulle imprese. Allora come oggi si ipotizzò di introdurre una tassa sempre di 2 centesimi. L'iniziativa era stata del sottosegretario Udc Gianluigi Magri. Passate appena 24 ore, sulla proposta che peraltro non era neanche stata formalizzata in un testo scritto, iniziarono a piovere critiche dappertutto. Il coro di proteste diventò addirittura un movimento d'opinione che viaggiava in rete e sui telefonini e si arrivò anche ad ipotizzare una giornata di sciopero dei pollici. Ieri la bagarre si è scatenata sui social network e il governo è stato costretto a metterci una croce sopra. Saltata l'imposta sugli sms, i finanziamenti per gli interventi sulle calamità verranno per intero dell'aumento delle accise sui carburanti. E su questo punto il governo è irremovibile. Due sono i ritocchi: le Regioni possono aumentare l'imposta sulla benzina fino a un massimo di 5 centesimi per litro; il governo può innalzare l'accisa su gasolio e benzina sempre al massimo per 5 centesimi. Altra stangata verrà dall'Iva. All'aumento al 21% seguirà a ottobre prossimo altri innalzamenti: le aliquote ridotta e ordinaria ora al 10% e al 12% saliranno al 12% e al 23%. Da gennaio 2014 saliranno di un altro 0,5%. Bufera anche attorno all'Imu. Ieri l'Agenzia delle Entrate ha individuato le modalità di versamento dell'Imu, con la previsione dell'utilizzo del modello F24. I modelli telematici sono stati anche aggiornati, sostituendo la dicitura «Ici» con «Imu». Inoltre, con un'apposita risoluzione, sono stati istituiti i codici necessari per il versamento dell'imposta, inclusi gli interessi e le sanzioni in caso di ravvedimento. Il vecchio modello potrà essere comunque utilizzato fino al 31 maggio 2013, avverte in una nota l'Agenzia delle Entrate. L'obbligo di utilizzo del nuovo modello cartaceo scatterà il 1° giugno 2013. L'Agenzia delle Entrate con cadenza settimanale invierà ai Comuni, per via telematica, flussi informativi contenenti i dati analitici con i dettagli dei versamenti eseguiti dai contribuenti. Il nuovo modello F24 è disponibile, in versione cartacea presso banche, Poste e agenti della riscossione, mentre in formato elettronico è disponibile sul sito dell'Agenzia delle Entrate. I codici tributo, necessari per il versamento dell'Imu, saranno attivi dal 18 aprile. Ma in Parlamento si va verso una riscrittura dell'Imu. Alla Commissione Finanze della Camera, tra i 580 emendamenti presentati al decreto fiscale (dei quali un centinaio non ha superato l'esame dell'ammissibilità), una quantità consistente riguarda proprio la nuova tassa sulla casa. Il Pdl chiede che l'imposta sia rateizzata e che valga una tantum, non rinnovata quindi nel 2013. Ma non solo rateizzazione. Si chiede dai deputati una soluzione per gli anziani che risiedono nelle case di cura (e che pagano sulla loro casa un'aliquota da seconda abitazione). Mano tesa anche alle case date in uso ai familiari, alle famiglie monoreddito che hanno solo la casa di abitazione, a quelle con persone non autosufficienti. Numerosi anche gli emendamenti, sempre bi-partisan, che chiedono l'aliquota agevolata al 4 per mille per le seconde case date in affitto a canone concordato. Come anche si rintraccia, tra le richieste dei deputati, la necessità di tassare diversamente le dimore storiche oppure i fabbricati invenduti delle imprese di costruzione. Un lungo elenco di richieste che dovranno confrontarsi con il problema delle risorse. In attesa degli emendamenti del relatore e del governo, annunciati per domani dall'Anci, nella stessa giornata di domani comincerà la discussione generale sugli emendamenti che verranno segnalati dai gruppi. Il voto comincerà invece lunedì 16 aprile alle 14 per chiudere il giorno dopo alle 14. Il decreto è atteso per l'esame dell'Aula di Montecitorio il 18 aprile. Una corsa contro il tempo, dunque, per consentire modifiche alla Camera e una terza lettura blindata al Senato, prima della scadenza del decreto fissata al 2 maggio.