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«Il vigile ha commesso una leggerezza ma non è un mostro»

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o.E il comandante dei vigili urbani di Pescara, sotto le raffiche delle polemiche per l'auto di servizio che bloccava l'ambulanza allo stadio Adriatico, spezza la linea del silenzio e stila la versione ufficiale. «Mi risulta che l'auto del vigile sia arrivata solo 10' prima del tragico fatto, cioè a partita iniziata, e che insieme al nostro mezzo nell'area vietata ci fossero altre due auto di forze di polizia, che poi sono state tolte subito prima dell'accaduto». Parole che «dal sen fuggite» del colonnello Carlo Maggitti confortano le voci sussurrate tra il personale dello stadio, e cioè che quella sarebbe quasi una prassi più o meno tollerata. Complimenti. Parte quindi la difesa d'ufficio di chi ha lasciato quella Punto dove non avrebbe dovuto in alcun caso e in nessuna circostanza: «Si sta quasi tratteggiando un mostro: è necessario distinguere una leggerezza rispetto a una morte.Il vigile è uno dei miei 160 collaboratori ed era lì per servizio come altri. Mi ha garantito che ieri, per la prima volta, l'automobile è stata parcheggiata in quel punto. Probabilmente ha avuto un attimo di distrazione e leggerezza e ora sta molto male per questo». Leggerezza? Distrazione? Con le portiere chiuse e il freno a mano tirato? E dov'era in servizio? Per sgomberare il campo da fantasmi e caccia alle streghe, la questione non è se quell'auto, bloccando l'ambulanza, abbia concorso al decesso del povero Morosini. L'eventuale rilievo penale non va disgiunto da un'altra questione, della quale devono rispondere pubblicamente sia il comandante Maggitti sia il sindaco Luigi Albore Mascia. «Aspetto il risultato dell'inchiesta interna - dice il primo cittadino - saremo equi e inflessibili, è evidente la grande leggerezza di chi ha lasciato in quel posto l'auto. Vorrei però che non si prendano scorciatoie e non si accusi per questo il ritardo dei soccorsi, che non c'è stato». I vigili non possono e non devono essere al di sopra di quella Legge che sulle strade di Pescara applicano con rigore prussiano. Ci si chiede con quale autorità, da ieri, un agente di Polizia municipale può censurare un automobilista colto in difetto, quando qualcuno dei suoi colleghi fa quel che ha fatto. Cosa sarebbe accaduto a un cittadino che avesse lasciato l'auto in sosta impedendo l'intervento di un'ambulanza? La ferita alla credibilità dell'intero Corpo di polizia municipale è gravissima e richiede una cura da cavallo: i pannicelli caldi e il gioco delle tre carte l'infetterebbero oltre ogni soglia di tollerabilità. In altri Paesi ci si dimette per molto meno: in Italia non si dimette mai nessuno, perché come direbbe Flaiano, le dimissioni sono una cosa seria «e qualcuno potrebbe anche accettarle». Non è solo una questione di responsabilità penale, perché di quella si sta occupando la Procura della Repubblica, sperando che faccia presto e bene. Qualcuno ha mandato quel vigile urbano allo stadio, forse c'era anche un ufficiale da quelle parti. Gli ordini qualcuno li ha dati, oppure non li ha dati, ha visto quell'auto parcheggiata o non l'ha voluta vedere, tanto cosa vuoi che accada... E invece sabato è accaduto quel che non deve accadere. C'è una targa, su quella Punto, letta da tutt'Italia; c'era un ordine di servizio; ci sono nomi. Da fare.

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