Il MAXXI non trova il buco
La Fondazione si difende: conti a posto ma lo Stato non investe Mibac: bilancio mai approvato. Antonia Recchia commissario
Ierimattina in conferenza stampa erano sbigottiti e terrei in volto i due esponenti di spicco del managment, il presidente Pio Baldi e il vice Roberto Grossi. Prima di tutto per le modalità «scandalose» con cui s'è appresa la notizia, «un fulmine a ciel sereno» anche perché «mai ricevute contestazioni di merito dal ministero». Sono state le agenzie di stampa ad informare i vertici del MAXXI della procedura di commissariamento in atto. Baldi e Grossi hanno ribadito che «non c'è ragione tecnica per il commissariamento, non c'è nessun buco di 11 milioni, quello è il bilancio di previsione del fabbisogno di tre anni» e che «con questa ottica si dovrebbero commissariare tutte le fondazioni». Il museo, invece, gode «ottima salute». Solo venerdì scorso, giorno feriale e pure uggioso, ci sono stati 800 visitatori. E poi nel 2010 il bilancio s'è chiuso con 2.380.000 euro di attivo. Che hanno ammortizzato il passivo di 700.000 mila del 2011 (dovuto ai tagli lineari del governo). Il vero problema è che «c'è un disinvestimento» dello Stato al MAXXI. Giù altre cifre: nel 2010 il contributo è stato di 7 milioni di euro, nel 2011, 4 milioni (-43%) che nel 2012 scenderebbero a 2 milioni (- 30%). In pratica in due anni si arriverebbe al 75% di finanziamenti in meno. Da qui il grido d'allarme del cda. Nel 2010 il 68% dei fondi era pubblico (Arcus più Mibac)e il restante 32% (3.300.000 euro) derivante da autofinanziamento (biglietteria, sponsorizzazioni e contributi, locazione spazi ecc). Nel 2011 è sceso il pubblico (4 milioni) e salito l'autofinanziamento (5.562.000 Euro più del 50%). Non solo «giallo» è pure «un complotto». Lo dicono amaramente Grossi e Baldi: «Spingono per farci dimettere e poi miracolosamente troveranno altri soldi e verrà fuori qualche manager...». Insomma una combine per farli fuori anche se il museo è sempre pieno, le spese sono state ridotte all'osso (a cominciare dal personale) e si sono trovati pure sponsor munifici. Ed ecco l'altra nota dolente: questa situazione sta «danneggiando il Maxxi» e mettendo a rischio anche un nuovo contratto ( 1,8 milioni di partnership) e quello con la Maison Fendi, «che avrebbe garantito al MAXXI un beneficio di alcune decine di milioni di euro». Il Ministero ha messo la retromarcia pure per l'entrata come socio fondatore della Regione Lazio («c'è già il rappresentante Claudio Velardi, manca solo una firma») che avrebbe fatto entrare nell casse 1,7 milioni di euro (il Mibac fa sapere che quei soldi la Regione non li ha ancora stanziati). Terna, invece, che sembrava vicina ad entrare, ha dato solo un contributo di 100 mila euro in due anni. Ma non è facile trovare gli sponsor, tout court. Lo conferma pure l'ex assessore capitolino alla Cultura Umberto Croppi: «Il MAXXI è un'istituzione pubblica, un'emanazione del ministero. Il cda pur essendo una Fondazione non ha mandato per trovare la partecipazione dei privati. Si può discutere sulla qualità delle scelte artistiche ma considerando le condizioni date, questo cda ha fatto miracoli». Il Ministero ribadisce che le procedure di commissariamento sono state «un atto amministrativo dovuto in assenza del bilancio preventivo 2012».Rispondono Baldi e Grossi: «Non lo abbiamo potuto approvare per l'incertezza del contributo del Ministero». Da luglio a gennaio il cda del MAXXI ha inviato quattro lettere al Mibac con la richiesta di mantenere i contributi del 2011. Accanto ai due milioni «ne servirebbero altri tre». Silenzio. Solo all'ultimo la convocazione dal ministro Ornaghi e la richiesta di rivedere il piano triennale. Che è stato riconsegnato. E ora la doccia fredda del commissariamento. Già circola la voce sul futuro commissario MAXXI: il «nome più accreditato» è Antonia Pasqua Recchia. L'impressione è che si volti pagina.