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L'ultimo sguardo che appare disperato, quasi a voler chiedere aiuto.

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Piùche di un problema cardiaco ad aver causato la morte di Piermario Morosini potrebbe essere stato un aneurisma cerebrale. A dare valore a questa ipotesi anche il dottor Pietro Di Sabatino, già primario di cardiologia all'ospedale di Giulianova e medico sportivo. «Da quello che si può giudicare attraverso le immagini - ha sottolineato il dottor Di Sabatino - è lo sguardo dello sfortunato giocatore mentre cade a terra a mettere in risalto quello che può essere successo. Certezze le si potranno avere solo in seguito all'autopsia, ma più che un infarto al miocardio è presumibile un danno cerebrale. Lo sguardo è indicativo. Proprio in caso di aneurisma cerebrale si verifica la lateralizzazione dello sguardo e Morosini ha lo sguardo completamente rivolto a destra». Ma questo non è l'unico segnale sulle possibile cause della morte del giocatore del Livorno durante la partita di sabato contro il Pescara. «I soccorsi sono stati molto tempestivi - ha aggiunto Pietro Di Sabatino -. Medici e sanitari con il defibrillatore erano già all'opera dopo neanche quattro minuti. Non c'è mai stata risposta al tentativo di defibrillarlo. E questo evidenzia una morte cerebrale. Quei disperati tentativi di riavviare il battito del cuore, durati molto a lungo, avrebbero avuto un minimo di risposta elettrica. Invece nulla». Tutti concordi sulla tempestività dei soccorsi ma anche di una corretta procedura nei controlli clinici effettuati sui giocatori. «Mi rifiuto di pensare a un grossolano errore durante i ciclici controlli medico sportivi - ha ribadito il dottor Di Sabatino - si fanno in maniera molto accurata nel nostro paese. I giocatori vengono seguiti a ogni livello sportivo. Accorti controlli non possono riuscire a prevenire morti di questo genere». In attesa dell'autopsia non si può neanche escludere che la morte possa essere stata causata da una patologia estremamente rara, di carattere genetico, in grado di sviluppare aritmicità o cardiopatie ipertrofiche. Una patologia che poteva facilmente sfuggire anche a a tutti i dovuti accertamenti clinici. Una patologia che, oltre ad essere decisamente poco frequente, è anche difficilmente prevedibili. «Certamente una risposta certa si potrà avere solo dall'esito dell'esame autoptico». Testa rivolta all'indietro, occhi sbarrati e mani contratte. Per i primi soccorritori il disperato tentativo che alla fine si è rivelato inutile. «Purtroppo se il giocatore era già in arresto cardiorespiratorio la situazione era già molto complicata». Inutile, alla fine, si è rivelata l'ora e mezza di massaggio cardiaco. Come a nulla è servita l'applicazione di un pacemaker provvisorio. Non c'è mai stato un accenno di ripresa del battito cardiaco. «Una morte che deve far riflettere, che può solo migliorare ulteriormente il lavoro di noi medici sportivi - ha concluso Pietro Di Sabatino - che con ogni probabilità non ha responsabili. Vittima di un tragico destino nonostante solerti controlli». Anche la medicina a un certo punto è ancora costretta a fermarsi.

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