ABC corrono ai ripari "Subito nuove regole"
Prima i tredici milioni di euro stornati dal tesoriere Luigi Lusi dai conti della Margherita. Poi la Lega Nord. I «rimborsi» elettorali sarebbero stati usati da alcuni esponenti del Carroccio per spese personali. Tanti soldi. Soltanto per le elezioni del 2008 i partiti avranno in tutto 503 milioni di euro di rimborsi, anche se le spese documentate sono state pari a 136 milioni. Dunque appena un quarto della cifra può essere considerata propriamente «rimborso». Tutti gli altri milioni sono, di fatto, finanziamento pubblico, quello che è stato cancellato da un referendum nel 1993. I timori dei partiti sono ormai talmente diffusi che i leader di Pdl, Pd e Udc hanno deciso di correre ai ripari. Domani arriveranno le prime norme per aumentare i controlli e garantire la trasparenza nell'uso dei finanziamenti. Dopo uno scambio di telefonate, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, il numero uno del Pd, Pier Luigi Bersani, e il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, hanno deciso di far predisporre agli esperti dei rispettivi movimenti, nel giro di quarantott'ore, «alcune prime norme urgenti per il controllo e la trasparenza del finanziamento ai partiti» che già giovedì saranno sottoposte all'attenzione delle altre forze politiche. Con le Amministrative alle porte e con l'antipolitica sempre in agguato, i partiti sentono l'urgenza di dover dare una risposta subito. Particolarmente attivo il Pdl che, al di là dell'annuncio dato dal proprio segretario assieme agli altri della maggioranza ABC, intende con i suoi capigruppo di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, proporre «di procedere in Commissione in sede legislativa, per garantire tempi rapidi sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama» per l'approvazione del testo. Lo scandalo nell'utilizzo dei fondi della Lega e della ex Margherita hanno, dunque, impresso un'accelerazione sulla riforma dei partiti. Su questo in Parlamento giacciono 39 proposte di legge, il cui esame non è però mai stato avviato. Cicchitto e Gasparri a questo punto si dicono certi «che gli altri gruppi aderiranno alla proposta che avanzeremo nelle competenti sedi parlamentari». E, davanti alla disponibilità della maggioranza ad un «esame rapido ed efficace» delle norme concordate, il leader dell'Idv Antonio Di Pietro coglie la palla al balzo: «Non c'è tempo da perdere, e per questo - puntualizza l'ex pm, il cui partito resta impegnato nella raccolta di firme per il referendum per abrogare la legge sul finanziamento pubblico dei partiti - siamo disponibili anche ad una soluzione immediata che porti ad una buona legge». Improvisamente sono tutti d'accordo, anche se sembra tramontata l'idea di un decreto. Il ministro della Giustizia Severino aveva dato nei giorni scorsi la disponibilità a occuparsi del tema. Ma non c'è stato niente da fare, vista la contrarietà al decreto del Pdl. Ma c'è anche chi, come la leader radicale Emma Bonino, sostiene che tutto sia «da azzerare» anche perché, spiega la vicepresidente del Senato, «temo che alla fine arriverà una riformetta». E mentre resta ancora valida l'offerta del governo di «agevolare» i partiti con un suo intervento, il Pdl tiene duro sulla competenza del Parlamento per regolamentare una materia che è «squisitamente politica». Niente decreti, dunque, come aveva proposto anche il numero uno dell'Udc Casini. Bersani è ottimista. Secondo il segretario del Pd tra i movimenti esiste «un minimo comune denominatore per fare una legge sui finanziamenti nelle prossime settimane». Restano molti dubbi. Soprattutto sul passato. Dal 1994 i partiti hanno avuto 2,2 miliardi di euro di rimborsi e speso 579 milioni. La penultima rata, 100 milioni, la incasseranno il 31 luglio.