Scatta il «countdown» sul futuro leghista di Rosi Mauro.
L'espulsionedell'ex tesoriere, Francesco Belsito, è data ormai per scontata, mentre resta ancora qualche dubbio sul destino lumbard della «pasionaria». «Sto valutando cosa fare - ha detto Mauro ai microfoni del Tg1 - mi fa paura questo paese, in cui uno non si può nemmeno difendere. Valuterò domani il da farsi. Non temo l'espulsione, vedremo... Per quello che mi riguarda sono in regola, non ho mai preso un euro, non ho mai usato un euro per fini personali». Le dimissioni da vicepresidente del Senato, invocate a gran voce dal triumvirato, non sono dunque arrivate nemmeno ieri, in barba ad attese e previsioni. Mauro ha dribblato l'Aula ed è rimasta chiusa nella sua stanza a riflettere sul da farsi: cedere alle pressioni del suo partito, sempre più forti e insistenti, oppure andare avanti e resistere. Il suo passo indietro, assicurano alcune fonti leghiste, potrebbe arrivare prima dell'appuntamento dello stato maggiore del Carroccio, nel tentativo disperato di evitare l'espulsione. In tal caso Mauro potrebbe farla franca in via Bellerio e ritrovarsi a espiare una pena più lieve. «Una sanzione di sei mesi - ipotizza qualche lumbard a Montecitorio - e poi si vedrà». Ma i più assicurano che il suo passo indietro, alla fine, non arriverà. Non è detto che eventuali dimissioni le permetterebbero di restare nella Lega Nord, riflettono infatti alcuni parlamentari del Carroccio, e sarebbe soprattutto questa valutazione a far la differenza. Per molti il destino di Mauro nel movimento è ormai segnato: «I militanti chiedono la sua testa e in questo momento non si può certo deluderli». Dunque è probabile che Rosi si tenga stretta la carica di vicepresidente, di fatto inamovibile, e mandi giù il divorzio forzato con la Lega. Lo Stato maggiore del Carroccio, con qualche scetticismo dei bossiani di ferro, sembra intanto puntare dritto all'espulsione, pronto a riservare alla «nera» lo stesso trattamento previsto per l'ex tesoriere. Più probabile la «sola» sospensione per Renzo Bossi, che ha rassegnato le dimissioni ancor prima che gli venissero ufficialmente chieste. Mauro invece continua a non arretrare. «I vertici della Lega le hanno chiesto di dimettersi, anch'io gliel'ho consigliato - il capogruppo leghista in Senato Federico Bricolo - Sappiamo che il Regolamento non prevede delle votazioni e quindi deciderà lei. Abbiamo visto che ieri in tv si è difesa a spada tratta». Ma come fanno notare diverse fonti parlamentari lumbard, agli occhi del movimento la segretaria del sindacato padano si è macchiata della colpa più grande: «l'omicidio politico del Senatùr. Paola Goisis, deputata «fedelissima di Bossi», sottolinea «che qui si stanno facendo i conti senza l'oste. Rosi è un osso duro, ostinata e battagliera».