Più controlli e no al decreto Ecco il piano salva fondi
Subito un intervento sulla trasparenza e sui controlli dei bilanci dei partiti, mettendo magari in campo anche il tema della restituzione delle spese non certificate. Poi, a stretto giro di posta, continuare a lavorare sulla riforma dei meccanismi di finanziamento che, solo alla Camera, è oggetto di numerose proposte di legge. Sarebbe questa l'intenzione della maggioranza. Una riunione tra i tecnici di partito, con i tesorieri, si dovrebbe svolgere oggi. Ci saranno Rocco Crimi e Massimo Corsaro per il Pdl, Benedetto della Vedova per Fli, Giampiero D'Alia per l'Udc, Antonio Misiani e Gianclaudio Bressa per il Pd: a loro spetterà trovare una sintesi dopo le telefonate intercorse a Pasquetta tra i leader di Pdl, Pd e Udc. Sintesi che non dovrebbe affatto portare a una richiesta al governo di decreto legge, viene spiegato in ambienti parlamentari, visto che sarebbe singolare se i partiti chiedessero al governo di riformare i partiti. Piuttosto si dovrebbe arrivare a una richiesta di esame in sede legislativa della commissione Affari Costituzionali. Sull'approvazione in legislativa di una proposta, il Regolamento della Camera è stringente: per richiederla è necessaria l'unanimità dei capigruppo o serve l'accordo di oltre i quattro quinti dei deputati. Non solo, deve esserci anche l'ok del governo. Pdl e Pd sono tornati, intanto, ieri sulla necessità di approvare una riforma in tempi brevi: «La questione – ha sottolineato la capogruppo Pd in Senato, Anna Finocchiaro – non è più rinviabile e in pochi giorni deve essere possibile arrivare ad una nuova legge». «L'approvazione delle nuove norme sui finanziamenti ai partiti può avvenire in Commissione in sede legislativa per assicurare tempi brevissimi sia alla Camera che al Senato – è la replica del capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri – Vanno introdotti immediati severi controlli. Non si perda tempo, si agisca nel giro di pochi giorni». Sulla stessa linea l'Udc con il vicepresidente del gruppo alla Camera, Gianluca Galletti: «L'importante è che nel più breve tempo possibile si arrivi ad una riforma del sistema elettorale» unitamente a quella del sistema istituzionale, con la riduzione dei parlamentari, ed alla riforma dei partiti. Sul metodo per giungere all'obiettivo della riforma, il Pdl, con Altero Matteoli, insiste nel dire no al decreto legge: «Non condividiamo l'ipotesi di un provvedimento di questo tipo su una materia propria del Parlamento. Sarebbe come commissariare la politica», ha insistito. Sul quantum e sul come finanziare i partiti le proposte variano da quella del segretario del Pdl, Angelino Alfano («una forma di finanziamento attraverso meccanismi come il 5 per mille ci vede favorevoli e ci stiamo lavorando», ha detto) a chi come il sindaco del Pd di Firenze, Matteo Renzi, è per l'abolizione del finanziamento stesso. «Io sono per la totale abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Non modifica, abolizione – ha scritto ieri sul suo blog – E abolizione anche del finanziamento pubblico ai giornali, anche se non vedrete praticamente mai sui quotidiani questa proposta, chissà perché». Il problema però è che il dibattito su questi temi rischia di infuocarsi anche per un'altra novità: in commissione Bilancio della Camera si è tornati a parlare di «Legge Mancia»: una sorta di norma che di fatto consente ai parlamentari di assicurare finanziamenti a pioggia a istituzioni, scuole, enti situati per lo più nel proprio territorio di appartenenza. «È lunare parlare ora di queste cose», avverte Gianluca Galletti dell'Udc. «Noi non ci stiamo. Soprattutto in un momento delicato come questo». E si chiama fuori dalla «distribuzione» di oltre 100 milioni (solo la prima tranche) anche Bruno Tabacci dell'Api. Nessuna riunione fra Alfano, Bersani e Casini, è comunque prevista sul tema, almeno per ora, ma non è da escludere che prima del via libera sul ddl da presentare, i tre leader facciano il punto.