Bufera sulla Lega, Bossi jr si dimette
Alla fine ha fatto un passo indietro anche Renzo Bossi: ieri si è dimesso da consigliere regionale della Lombardia. Dopo le accuse dei pm, che sostengono che la Lega abbia pagato le spese personali dei figli e della moglie del leader del Carroccio, il «Trota» ha deciso di sottrarsi al pressing mediatico. L'ha fatto ricordando che non è indagato (nel Consiglio lombardo sono dieci gli onorevoli sotto inchiesta) e che vuole «salvare il movimento». Anche se il clima potrebbe diventare più pesante proprio ora, visto che l'autista di Renzo ha confermato su Oggi che spesso ritirava denaro dalla Lega per coprire le spese «private» del figlio del senatur. Dal canto suo, Renzo ha spiegato: «In questo momento di difficoltà, senza che nessuno me l'abbia chiesto faccio un passo indietro e mi dimetto da consigliere regionale. Spero che la magistratura possa dare delle risposte alle domande che oggi ci si pone». Ha anche aggiunto: «Sono sereno, so cosa ho fatto e soprattutto cosa non ho fatto e non sono indagato». Ha ricordato - tanto per evitare moralismi inadeguati - che «in Consiglio regionale negli ultimi mesi ci sono stati avvenimenti che hanno visto indagate alcune persone. Io non sono indagato, ma credo sia giusto e opportuno fare un passo indietro per il movimento». Per quanto riguarda le dimissioni da segretario del padre Umberto, Bossi jr commenta: «È stata una scelta difficile fatta per salvare il movimento e dare alle domande che tutti si pongono, le risposte che nel giro di poco tempo si avranno». Il Senatur condivide la scelta del figlio: «Ha fatto bene a dimettersi. Erano due mesi che mi diceva che era stufo di stare in Regione». Una «motivazione» negata dal capogruppo della Lega in Lombardia: «A me non aveva mai manifestato la voglia di lasciare il Consiglio regionale - ha detto Stefano Galli - Poi se ne ha parlato in famiglia, questo non lo so, francamente io non me lo aspettavo». Non poteva fare altrimenti. Renzo Bossi è finito negli atti dei pm per una serie di dichiarazioni e intercettazioni. A tirarlo in ballo sono stati soprattutto la segretaria amministrativa del movimento, Nadia Dagrada, e, ieri, l'ex autista Alessandro Marmello. La donna parla di soldi cash, denaro per il diploma, per le auto, per le multe. Già nell'informativa alla Procura del Noe, l'ipotesi investigativa è evidente: «Dagrada in numerose intercettazioni telefoniche ha parlato di rilevanti somme di denaro utilizzate per sostenere esigenze personali e familiari estranei alle finalità ed alle funzionalità del partito a favore di Bossi Umberto, Manuela Marrone, Bossi Riccardo, Bossi Renzo...». Sempre la Dagrada, parlando col tesoriere Francesco Belsito che deve incontrare Umberto Bossi, lo invita a spiegargli chiaramente «che in questi anni» ha «dovuto tirar fuori, su vostra richiesta, per tua moglie, per Riccardo, per Renzo, delle cifre che se qualcuno va a metterci mano...Che se altri vanno a vedere queste cose... Lui è nei guai». Sempre Dagrada fa quindi riferimento a soldi dei rimborsi elettorali usati per ristrutturare la casa di famiglia a Gemonio e negli atti dell'indagine si legge che Renzo, insieme con la fidanzata Silvia Baldo, si sarebbe recato alla sede della Lega di via Bellerio «per portarsi via i faldoni della casa per timori di controlli». Sempre con i soldi del partito, racconta ancora la segretaria amministrativa, sono stati pagati il diploma di Renzo e le rate per l'università che dal 2010 starebbe frequentando in un ateneo privato a Londra «e chiaramente le spese sono tutte a carico della Lega...credo che il costo sia sui 130 mila euro». Sempre la Dagrada parla poi di «un bel parco macchine», l'ultima delle quali «per il principe» sarebbe costata 50 mila euro. «L'Audi è lì da 15 giorni ferma...Non so che auto usa lui» dice Dagrada. «Lui ha la Bmw X5», replica Belsito, secondo il quale l'Audi A6, della Lega, «è per i ragazzi» della scorta mentre lui usa la Bmw e una Smart che «gli ho comprato io». «Mi risulta che con i soldi pubblici - dice poi a verbale Dagrada - sia stata comprata l'Audi A6 acquistata a Renzo Bossi e poi passata a Belsito. Mi spiegò Belsito che ha fatto comprare una Smart per Renzo Bossi che è intestata alla Lega e che oggi, dopo essere stata usata da Renzo per qualche mese, è rientrata nella nostra disponibilità» e «analoga cosa è successa per il Bmw X5 in uso a Riccardo Bossi a cui abbiamo pagato il riscatto del leasing perché non era in grado di affrontarne gli oneri». Proprio sulla macchina, nei giorni scorsi è stato Umberto Bossi a difendere Renzo: «Mi ha portato le prove che l'auto è sua». Ieri, dopo l'annuncio delle dimissioni da consigliere regionale, Renzo e il Senatur si sono incontrati nella sede della Lega in via Bellerio a Milano. Il faccia a faccia è durato un'oretta. Attacca l'opposizione al Pirellone, che ora chiede le dimissioni del presidente del Consiglio regionale Davide Boni. Lui replica: «Sono già stato di fronte alla segreteria politica della Lega: lì ho dato le mie dimissioni, che sono state rifiutate, mentre in Aula, ho avuto la fiducia della maggioranza».