Un partito pieno di correnti. In lotta per prendere il potere
Manon solo. Ci sono anche «veneti», «fedelissimi», «calderoniani» e «piemontesi». L'inchiesta sull'uso dei fondi di partito da parte della Lega evidenzia le fratture tra le varie «correnti» del Carroccio. E non a caso Umberto Bossi dice di volersi impegnare per «mantenere unito il movimento». Il passo indietro (momentaneo) del Capo ha aperto di fatto la «lotta di successione» nel partito. Questi i principali attori in campo. Maroniani. La corrente, come l'ha definita lo stesso Bossi, fa riferimento all'ex ministro Roberto Maroni che, prima delle inchieste, aveva anche dato vita ai «Barbari sognanti» per rifondare il partito. Esponenti di spicco sono il «ribelle» sindaco di Verona, Flavio Tosi; l'europarlamentare Matteo Salvini; il sindaco di Varese, Attilio Fontana; il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Davide Boni; e una pattuglia molto consistente di parlamentari. Sono rappresentati da Maroni nel triumvirato che traghetterà il partito al congresso di inizio autunno. Cerchio magico. È il gruppo «organizzato», subito dopo la malattia di Bossi, dalla moglie Manuela Marrone. È detto cerchio perché avrebbe creato una barriera per rendere inavvicinabile il «capo». Il termine «magico» fa riferimento a presunte pratiche esoteriche da parte di alcuni suoi componenti. Ne fanno parte Rosy Mauro; il presidente dei senatori leghisti Federico Bricolo (ma dato in uscita dagli stessi cerchisti); l'ex capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni ed alcuni esponenti lombardi del partito. Veneti. Finora non sono organizzati in una vera e propria corrente ma gli scandali che hanno travolto soprattutto la componente lombarda del partito li sta spingendo a venir fuori. Uomo di riferimento è il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia. La forza dei veneti si basa sulla loro radicale presenza sul territorio dove spesso la Lega è il primo partito. Eredi della «Liga veneta» sembrano pronti a reclamare posti di rilievo nel Carroccio e c'è chi indica Zaia come nuovo leader. Tra questi anche la deputata «cerchista» Paola Goisis. Fedelissimi di Bossi. Lontani dall'organizzarsi in corrente, sono alcuni esponenti del Carroccio legati ad Umberto Bossi da una amicizia storica e profonda. Non sono né maroniani né cerchisti. Non a caso il «capo» li sta indicando per i ruoli chiave del partito. Tra di loro ci sono i quattro «irriducibili» del 92': Stefano Stefani, Roberto Castelli, Gianpaolo Dozzo e Giuseppe Leoni. Si tratta dei pochi, fortunati, esclusi dalla lunga lista di epurati del Carroccio. Stefani è il tesoriere al posto di Belsito; Dozzo è il nuovo capogruppo a Montecitorio. Piemontesi. Corrente che sta nascendo attorno al presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. Forte sul territorio, alla Camera può contare su un piccolo gruppo di cui fa parte tra gli altri Sebastiano Fogliato. L'ex capogruppo alla Camera, indicato in passato vicino ai cerchisti, prova a mantenersi alla larga dalle guerre interne al partito. Nel nuovo organigramma della Lega è riuscito a «piazzare» il presidente della provincia di Biella, Roberto Simonetti, nel Comitato amministrativo federale. Calderoliani. Area che fa riferimento a Roberto Calderoli. I componenti non sono numerosissimi ma politicamente «pesanti» nel partito grazie al ruolo svolto da Calderoli di coordinatore delle segreterie nazionali della Lega. L'ex ministro è uno dei tre componenti del triumvirato che attualmente guida la Lega.