«Solo contro Silvio il Wsj era Vangelo»
Monti critica Confindustria: basta corporativismi, la priorità sono i giovani
FabrizioCicchitto dedica una breve parentesi, nella sua dichiarazione sulla riforma del mercato del lavoro, al botta e risposta a mezzo stampa tra il presidente del Consiglio e il quotidiano finanziario, a paragone di analoghi duelli quando a Palazzo Chigi c'era il Cavaliere. «Adesso - annota allora il capogruppo Pdl alla Camera - vediamo che una larga parte dei giornali italiani li ha ignorati e Monti dà una risposta fortemente polemica». Infatti il feeling tra il premier e il giornale finanziario sembra essersi incrinato e dopo tanto incenso la stoccata del Wall Street Journal non è andata giù al presidente del Consiglio. Monti ha replicato stizzito alle critiche sulla riforma del mercato del lavoro. «Non ho mai voluto essere la Thatcher; «la riforma - afferma il premier in una lettera pubblicata sul sito del Wsj - avrà un impatto grande e positivo sull'economia italiana e getta le basi per l'aumento della produttività e la crescita dell'economia e dell'occupazione». Ieri Monti ha detto basta ai corporativismi. L'obiettivo del governo è quello di tutelare e promuovere i giovani, non solo con la riforma del lavoro appena varata, ma con tutta la politica finora messa in campo. «L'Italia - ha detto - sta vivendo una fase di Strategic review, uno sforzo per riforme che comportano sì sacrifici, ma necessari per riportare il paese verso la crescita. Il lavoro per i giovani - ha assicurato - è lo scopo principale» della riforma «così come lo è tutta la politica economica del governo», ha scandito il premier proprio nel giorno in cui l'Istat ha certificato la perdita in tre anni di un milione di occupati tra i 15 e i 34 anni. «Una volta che tutti avranno dismesso le lenti del corporativismo - si è quindi augurato - lo riconosceranno e parteciperanno allo sforzo collettivo». Difficile non cogliere il riferimento a Confindustria, che non sembra intenzionata a mollare la presa, ed è tornata a criticare senza mezzi termini il ddl, con un'offensiva mediatica che ha visto schierati i nomi più importanti dell'associazione. In primis la stessa Marcegaglia, per la quale il testo «va cambiato profondamente» in Parlamento, «altrimenti il rischio è che, per vent'anni, l'Italia si terrà una cattiva riforma». Ma ad incrinare il fronte degli imprenditori arriva, a sorpresa, la difesa dell'ad dell'Eni, Paolo Scaroni che definisce il risultato sull'articolo 18 «un passo avanti» e non certo indietro. Per smarcarsi da Marcegaglia, Scaroni sceglie la stampa straniera. In poche battute sul Financial Times, Scaroni ricorda Marco Biagi e spiega che in Italia «c'è chi è morto per l'articolo 18. La riforma ci porta più vicini all'Europa continentale».