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Nei sondaggi sono tutti giù per terra

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La credibilità della politica italiana è in caduta libera e nelle rilevazioni continua a crescere la fetta di italiani che sceglieranno l'astensione

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Perchéla situazione politica italiana non solo è grave, come recitava il famoso aforisma dello scrittore, ma si è fatta anche incredibilmente seria. Roba da alzare gli occhi al cielo e invocare un miracolo. La credibilità del sistema dei partiti così come lo abbiamo conosciuto dal 1994 ad oggi, è ai minimi storici. E le vicende giudiziarie degli ultimi mesi di certo non aiutano a invertire il trend. Gli stessi protagonisti della scena pubblica insistono unanimemente nel chiedere una riforma che, rendendo più trasparente la gestione delle risorse, riavvicini i cittadini ai loro rappresentanti. Ma potrebbe non bastare. I dati dei sondaggi lasciano pochi margini di speranza. Nell'ultima settimana l'Ipsos di Nando Pagnoncelli ha messo in evidenza che solo il 4% degli elettori ritiene «credibili» i partiti politici (5 aprile, Ballarò); per Renato Mannheimer (2 aprile, Corriere della Sera) sarebbero l'8%; mentre Euromedia Research di Alessandra Ghisleri ha certificato un 44% di astenuti e indecisi (5 aprile, Porta a Porta). Un dato che è praticamente il doppio di quello di registrato alle Politiche 2008. E "l'effetto Lega" potrebbe peggiorare la situazione. «Per quanto riguarda le intenzioni di voto - spiega il direttore di Ipr Marketing Antonio Noto - nell'immediato non cambia niente. Ormai siamo in una situazione in cui tutti i partiti sono "cattivi". Quindi il bacino elettorale leghista, pur deluso, non si sposterà verso altre forze. Piuttosto potrebbe andare a ingrossare le fila dell'astensione. Che se fino a poco tempo fa si attestava attorno al 30-33%, adesso è al 47-50%. Praticamente un elettore su due potrebbe non votare e questo al netto delle vicende che hanno coinvolto la Lega e l'ex Margherita. Un bacino di voti appetibili che potrebbero essere conquistati da nuovi partiti che potrebbero nascere». Già perché gli attuali, ormai, hanno poco da conquistare. «Le dò un dato - prosegue Noto - negli anni scorsi il 30-35% degli italiani aveva fiducia nei partiti, il 20% nel sindacato. Negli ultimi mesi i primi sono scesi al 10% mentre i sindacati sono saliti al 33%. Oggi sono loro i portavoce delle istanze dei cittadini. E anche in questo caso il dato è indipendente dal "caso Lega", è un giudizio politico». Sulla stessa lunghezza d'onda Nicola Piepoli: «La fiducia degli italiani nei politici è decisamente bassa. Nella classifica sono all'ultimo posto. La vicenda che ha coinvolto Bossi, però, non è un elemento determinante per questo crollo. Piuttosto una conferma. La prova che "così fan tutti". Tra l'altro sono convinto che non avrà grandi conseguenze sul Carroccio. Non siamo ai tempi del lancio delle monetine contro Craxi. Nel 1993 c'era un'idea di "liberazione", la speranza che, finalmente, in Italia potesse realizzarsi una vera democrazia politica. Oggi è l'opposto. I cittadini sono delusi, convinti che nel nostro Paese non si realizzerà mai una vera politica e una vera democrazia». Una delusione che, secondo Piepoli, carica di aspettative il governo guidato da Mario Monti: «È chiaro che lui ha sulle spalle il peso di questo sconforto». Quanto alla possibilità che nasca qualcosa di nuovo il sondaggista non chiude la porta: «C'è sempre la possibilità di sperare, di attendere un cambiamento. Io odio le rivoluzioni sono per le riforme. Serve una riforma del sistema che potrebbe passare attraverso l'istituzione di un'Alta Scuola di Amministrazione simile all'Ena francese. Dopotutto la popolazione dice "così fan tutti", ma dimentica che i politici sono il frutto della filosofia dell'italiano medio». Luigi Crespi, invece, ci tiene a sottolineare un aspetto: «Quando parliamo di fiducia dobbiamo intenderci. Se infatti chiedessi ad un cittadino se ha fiducia nei partiti in generale, è probabile che la risposta sarebbe "no". Dato ben diverso registrerei se gli chiedessi se ha fiducia nel "suo" partito. Non possiamo dimenticare, infatti, che oggi in Italia il 50% dell'elettorato è rappresentato da due forze politiche». Pure la vicenda leghista, secondo Crespi, potrebbe riservare sorprese: «È chiaro che, trattandosi di un movimento fondato sulla trasparenza, sull'integrità, ciò che sta accadendo colpisce il cuore del Carroccio che è comunque molto radicato sul territorio e, di certo, non si regge sul mito di Bossi. Ciò che ha fatto il successo della Lega al Nord è la sua capacità amministrativa. Loro ci sono. Ed è lì che terranno più di quanto ci aspettiamo». «Di certo - prosegue - in un modo un po' triste e mesto è finito un mondo. L'impressione, però, è che siamo al tramonto del giorno prima, ma l'alba del giorno dopo ancora non si vede. O i partiti saranno capaci di avviara un processo credibile di autoriforma, di fare la rivoluzione, o saranno i cittadini a mandarli via. Per sempre». Il futuro, però, non sarà Monti: «Mi sembra più un curatore fallimentare che un uomo del futuro in grado di generare speranze, slanci». In attesa di sapere chi sarà "l'uomo del futuro", Crespi guarda alle amministrative: «Il voto di maggio potrebbe consegnarci un sistema politico peggiore di quello attuale. Si ridurrà il voto di opinione e crescerà quello di appartenenza, il voto organizzato. Il rischio, quindi, è di vedere le nostre città consegnate nella mani di bande organizzate».

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