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"The family", tutte le spese dei Bossi

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Renzo Bossi

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I Bossi, «the family», costavano parecchio. Porsche, lauree, case da ristrutturare. Francesco Belsito accontentava tutti. Gestendo la cassa della Lega come fosse un tesoro di famiglia. Certo qualcuno, all'interno del partito, aveva cominciato a fare domande su una gestione dei fondi ora opaca ora "fantasiosa", soprattutto dopo quei 6 milioni investiti in Tanzania. Al tesoriere le domande non piacevano. Nel fascicolo dei magistrati ci sono decine di telefonate tra Belsito e l'impiegata amministrativa Nadia Dragagna (non indagata) che disegnano un quadro fatto di segreti e ricatti. Se qualcuno mette mano ai conti, si dicono, «qui salta la Lega». «THE FAMILY» E GLI ASSEGNI Nella cassaforte del tesoriere della Lega, tra la documentazione contabile sequestrata dai carabinieri del Noe, vi è anche una cartella con l'intestazione «The family». L'ipotesi degli investigatori è che i documenti siano relativi alle elargizioni ai familiari del leader del Carroccio. Tra i documenti sequestrati c'è poi un carnet di assegni che reca la scritta «Umberto Bossi». Il carnet (rilasciato dalla sede genovese della banca Aletti e relativo al conto corrente su cui vengono versati i contributi elettorali della Lega) è ora all'esame dei pm di Napoli e di Milano. Gli inquirenti ritengono che dal conto, gestito dal tesoriere finito sotto inchiesta, provengano le somme destinate a spese personali di familiari di Bossi. Nella cassaforte sono state inoltre trovate ricevute che documenterebbero spese affrontate per le esigenze di vario genere dei Bossi. DA BOSSI DENARO IN NERO In una telefonata del 29 gennaio scorso agli atti dell'inchiesta milanese Belsito parla con Nadia Dagrada, che gli dice: «Però tu al capo (Bossi) precisi la cosa del discorso soldi (...) anche perché o lui ti passa, come c'era una volta, tutto in nero o altrimenti come caz.. fai tu?». Questa telefonata, annotano gli investigatori, è «indicativa sull'ipotesi di riciclaggio, anche mediante l'utilizzo della "cassaforte" della Lega». Nell'intercettazione, si legge ancora negli atti, «si rileva che Nadia parla chiaramente del "nero" che Bossi dava tempo fa al partito. Ovviamente il significato del "nero" è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti, alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile». Denaro, scrivono ancora i pm, «che poi veniva elargito senza lasciare traccia a Bossi ed ai suoi familiari». RENZO PORTA VIA I DOCUMENTI I timori dei controlli che avrebbero indotto Renzo Bossi a portare via i faldoni della casa, probabilmente relativi a lavori di ristrutturazione, emergono da una telefonata del 12 febbraio scorso tra Belsito e Dagrada. Lei infatti dice: «Ecco, quella lì, sono venuti a prendere, Renzo e la fidanzata, tutti faldoni da via Bellerio e li hanno portati via». Belsito: «Ho capito». Dagrada: «Quindi adesso c'hanno parecchia caga». Il consigliere regionale lombardo, però, chierisce: «Non ho nascosto alcun faldone, un mese e mezzo fa ho preso nel mio ufficio in via Bellerio 2 raccoglitori relativi al mio conto bancario personale». SOLDI A BOSSI E CALDEROLI «Bossi Umberto, Manuela Marrone (moglie), Bossi Riccardo, Bossi Renzo, Bossi Roberto, Mauro Rosy, Calderoli Roberto, Stiffoni, scuola Bosina, Sinpa»: sono i destinatari - secondo quanto emerge dagli atti dell'inchiesta, delle «rilevanti somme di denaro» della Lega utilizzate «per sostenere esigenze personali e familiari, estranee alle finalità ed alla funzionalità del partito. Calderoli ha però precisato: «Svolgo da ormai 10 anni, e a titolo completamente gratuito, l'incarico di coordinatore delle segreterie nazionali della Lega. Le risorse che ho ricevuto erano destinate a coprire le spese vive che sostengo per poter essere presente, per i miei numerosi incontri pubblici». I CONTROLLI DI CASTELLI Sono ancora Belsito e Dagrada a parlare: «Però tu al capo (Bossi) precisi la cosa del discorso soldi - afferma lei - che Castelli vuole andare a vedere la "cassa" e quelli che sono i problemi, perché comunque tu non è che puoi nascondere quelli che sono i "costi della famiglia",da qualche parte vengono fuori». E ancora: Castelli «vuole fare il salvatore della patria». Bossi «lo deve capire, e deve chiamare Castelli dicendogli se stoppa lì, deve capire che il rischio è suo». «SILVIO» E IL FASCICOLO DI BOSSI JR In un'intercettazione dell'8 febbraio Degrada racconta a Belsito di un fascicolo su Renzo Bossi. «È intervenuto Silvio e so che ci sono di mezzo anche alti, ma alti Pd e non è che hanno detto "chiudi il fascicolo" hanno detto "ci sono 50 fascicoli" quello era il quinto, gli hanno detto "inizia a farlo scivolare ventesimo" (...) ma appena arriva l'ordine di tirarlo fuori...fuori, eh, tutto... i fermi, l'utilizzo della macchina con la paletta, perché lui sulla macchina c'ha la paletta» Belsito le chiede: «Ma ce l'ha ancora?» Dagrada: «Certo! Paletta e lampeggiante, ci sono le foto! prese dalle telecamere per eccesso di velocità per giunta». Ghedini ha però spiegato: «Privo di fondamento ogni coinvolgimento di Berlusconi». «ALTRO CHE COSENTINO» A Nadia Dagrada Renzo Bossi non piace molto. «Il figlio di lui (di Bossi, ndr) - racconta in una telefonata dell'8 febbraio a Belsito - ha certe frequentazioni... altro che Cosentino!». SOLDI ANCHE A UN'IMPRENDITRICE Soldi non solo alla famiglia di Umberto Bossi: dalla cassaforte della Lega sarebbero usciti 300mila euro per evitare che un'imprenditrice - in lite con la dipendente del partito Helga Giordano accusata di truffa - sporgesse denuncia nei suoi confronti, provocando un danno d'immagine al Carroccio. I BAR A MILANO I rimborsi elettorali della Lega sarebbero finiti anche per l'acquisto di alcuni bar a Milano per conto del Senatùr. È quanto emerge dagli atti delle tre procure che indagano sui presunti illeciti messi a segno dall'ex tesoriere. A parlarne sono Stefano Bonet (uno degli indagati) e Romolo Girardelli (anche lui indagato), detto l'Ammiraglio. SOLDI A FINCANTIERI L'ex tesoriere avrebbe dato 50mila euro al segretario regionale ligure della Lega Francesco Bruzzone. La circostanza è riportata in atti dell'inchiesta ed emerge da una telefonata tra lo stesso Belsito e il deputato leghista Giacomo Chiappori. I soldi sarebbero stati dati da Belsito a Bruzzone «per farlo entrare nel cda di Fincantieri di Genova, ruolo che effettivamente Belsito ha poi ricoperto». «Smentisco categoricamente questa notizia», spiega Bruzzone. «MEGLIO LUSI» Belsito cita in una telefonata l'ex tesoriere della Margherita: «Era meglio...guarda un po' Lusi - dice parlando con Dagrada - ha rubato 13 milioni e adesso se ne sbatte il ca...».

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