Per Berlusconi è "un colpo al cuore"
Martedì, appena tra le indiscrezioni sulle inchieste che avevano portato all'arresto del tesoriere leghista Francesco Belsito era comparso il nome di Umberto Bossi, Silvio Berlusconi aveva diramato una nota ufficiale: «Chiunque conosca lui e la sua vita personale e politica, non può essere neanche lontanamente sfiorato dal sospetto che abbia commesso alcunché di illecito. E in particolare per quanto riguarda il denaro della Lega, del movimento al quale ha dato tutto se stesso. Perciò esprimo a Umberto Bossi la mia più affettuosa vicinanza». Ieri, nel giorno in cui il Senatùr ha fatto il suo passo indietro, nessun commento ufficiale. Chi ha avuto modo di parlare con il Cavaliere lo descrive profondamente amareggiato. Le notizie provenienti da via Bellerio sono state per lui una «botta», un «colpo al cuore». In fondo sono bastati sei mesi per spazzare via un connubio quasi ventennale. Un'era che ha segnato profondamente l'Italia, che ne ha cambiato i «connotati» sociali e politici. Umberto e Silvio sono la Seconda Repubblica più di chiunque altro. E ora, è il ragionamento che Berlusconi ha fatto ai suoi interlocutori, nulla sarà come prima. Ma nell'amarezza dell'ex premier c'è anche un elemento umano tutt'altro che trascurabile. Prima di essere una maggioranza di governo, l'ex operaio e l'imprenditore di successo si sono sempre professati «amici». E poco importa che uno amasse andare in giro in canottiera e l'altro preferisse il doppiopetto Caraceni e le cravatte Marinella. Il loro rapporto, pur tra alti e bassi, è sempre rimasto solido. Al punto che neanche il «tradimento» del 1994 bastò a scrivere la parola fine. Certo, dopo l'avvento di Mario Monti, le strade si erano divise. Il dialogo, almeno in pubblico, si era fatto più difficile, ma Silvio e Umberto non avevano smesso di sentirsi, di vedersi. In fondo anche questa è sempre stata una costante della loro storia: lasciar intravedere un certo «gelo», far ipotizzare scontri e spaccature, anche quando la verità era ben altra. L'ultima volta, raccontano, si erano incontrati a metà marzo nella villa del Cav a Gemonio (qualcuno non esclude che ieri si siano comunque sentiti telefonicamente). Sul tavolo la complicata partita delle amministrative. Bossi aveva ribadito l'intenzione del Carroccio di non allearsi con il Pdl, ma aveva comunque lasciato la porta aperta a possibili deroghe. Ora, però, la fine sembra essere arrivata. Anche se Berlusconi, così racconta chi ha avuto modo di parlargli, resta convinto che quella che sta coinvolgendo la Lega sia, in realtà, un'operazione politico-giudiziaria. Una vicenda che continua a presentare diverse «zona d'ombra». Anche lui, avrebbe detto l'ex premier, è finito nel tritacarne della giustizia ad orologeria. Insomma non è ancora il tempo di tirare affrettate conclusioni. Certo, sia Silvio che Umberto, ora, sono lontani dalla scena pubblica, relegati al ruolo di «padri nobili», ma il futuro è ancora tutto da scrivere. Cosa succederà, ad esempio, alle elezioni di maggio? Secondo i sondaggisti è certo che il Carroccio subirà un contraccolpo in termini di consensi, ma non è affatto scontato che questi si trasformino automaticamente in una crescita di voti per il Pdl. O per il Pd, che pure spera di recuperare una fetta di elettorato (in gran parte operai) che in questi anni, soprattutto al Nord, si è sentita rappresentata più di leghisti che dalla sinistra. Poi c'è il percorso che porta alle Politiche del 2013. Al momento l'idea di una ricomposizione del centrodestra, almeno nella forma con cui ha governato dal 2001 in poi, sembra un'utopia. Ma tutto potrebbe cambiare. Certo il successore in pectore del Senatùr, Roberto Maroni, a parte la comune fede milanista, non sembra avere un grande feeling con Berlusconi. Forse va un po' meglio con Angelino Alfano, ma l'intesa è tutta da costruire. E forse anche per questo, ieri, il segretario del Pdl ha accuratamente evitato di commentare ciò che accadeva e con lui gran parte dei vertici del partito. Ora è il momento di capire, di aspettare senza aver la pretesa di chiudere tutto e subito. Forse l'inchiesta stabilirà che veramente Bossi era all'oscuro di tutto. Forse lui e Silvio torneranno per un ultimo giro di valzer. O pure si ritroveranno attorno al tavolo ad Arcore, a ricordare i bei tempi andati e a cantare insieme. Dopotutto era questa la loro passione giovanile, la cosa che li ha legati prima di tutto. Quando ancora non si conoscevano e Umberto incideva dischi e partecipava al festival di Castrocaro con lo pseudonimo di Donato, mentre Silvio si esibiva sulle navi da crociera. E la politica era ancora una cosa lontana.