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Monti non esclude il ricorso alla fiducia: potrebbe essere utile

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«Ilvoto di fiducia può essere utile, non sarebbe uno strumento eccezionale, vi abbiamo fatto ricorso altre volte» ha detto il premier in una giornata caratterizzata dalle polemiche sollevate dalla Confindustria sulla modifica della parte relativa ai licenziamenti economici con l'introduzione della possibilità del reintegro. «Le imprese sono insoddisfatte perchè avrebbero voluto la sparizione complessiva della parola reintegro. Credo che con il tempo e con un giudizio più meditato capiranno che la permanenza di questa parola è riferita a fattispecie molto estreme e improbabili» è stata la replica di Monti. Non solo. Parlando al Tg1 sottolinea che «la Confindustria tre mesi fa, non avrebbe neppure osato sperare una riforma del lavoro come questa, con il reintegro per i licenziamenti per motivi economici limitato solo ai casi di abuso». E, ancora: Marcegaglia «era perfettamente al corrente della riflessione del governo» e «si prende la responsabilità di quello che ha detto». Il premier spiega anche che la riforma è innovativa perché «riduce un po' la protezione per i lavoratori che hanno una protezione regolare e si aumentano le chance di coloro che un lavoro regolare non l'avevano. Si favorisce la formazione continua dei lavoratori, un mercato del lavoro dinamico, senza incrostare le imprese a ciò che esiste» Ora, l'attenzione si sposta tutta sul Parlamento, con il percorso della riforma che inizia al Senato. E qui l'attende al varco il Pdl. Angelino Alfano ha già detto che in Senato «opereremo per modifiche e miglioramenti che possano garantire nuova occupazione e che vadano incontro alle preoccupazioni manifestate dalle imprese». Il segretario del Pdl non parla di poche modifiche, ma di una profonda rivisitazione della riforma. «Serve un intervento sull'insieme del testo per evitare il probabile giudizio negativo dei mercati finanziari e determinare una effettiva crescita dell'occupazione nonostante le aspettative incerte di questo tempo», spiega. Evidentemente, a questo punto, il confronto si sposta soprattutto sul piano politico. Come testimonia anche l'immediata reazione del Pd che, provocatoriamente, dice «no al gioco dell'oca»: «registriamo il cambio di passo del Pdl a proposito del ddl lavoro: pochi giorni fa andava approvato a tamburo battente senza alcuna correzione, ora va invece sviluppata una battaglia parlamentare per conquistare modifiche e miglioramenti», spiega l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. L.D.P.

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