Bossi è caduto dal Carroccio
Bossi è caduto dal Carroccio, la Lega è fulminata e la Seconda Repubblica è agonizzante. Le dimissioni del segretario segnano un altro passaggio di frontiera della storia politica. I partiti e le coalizioni che negli ultimi diciotto anni hanno governato il Paese si stanno disgregando. Siamo di fronte a un sistema istituzionale che non regge più e la colpa è di una classe politica incapace di riformarsi. I primi botti scoppiano nel Pdl e nel Pd, in due sequenze. La prima si svolge il 17 gennaio del 2009, quando Walter Veltroni, sconfitto alle elezioni politiche del 2008, si dimette dopo i ripetuti scontri con Massimo D’Alema. In quel momento, la prospettiva di una sinistra riformista tramonta. La seconda tappa arriva il 30 luglio del 2010, quando la battaglia tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini porta all’uscita dei finiani dal Pdl. Da allora la maggioranza di centrodestra entra nella fase del «tirare a campare». I due eventi segnano l’avvio dell’autoliquidazione dei partiti. Senza riforme istituzionali, senza una vita democratica al loro interno, con le casse piene di soldi, senza controllo sulle spese e con una gestione monarchica o da clan, i partiti si sono suicidati. Fino a fare - tutti, senza distinzioni - il passo indietro e lasciare a Mario Monti il volante della macchina. Nati per raccogliere il consenso, organizzare la rappresentanza ed esprimere il governo, i partiti dopo Tangentopoli sono stati incapaci di cogliere l’occasione per poter durare anche dopo la vita politica dei loro leader. Una massa enorme di denaro pubblico è entrata nelle loro casse, generando un surplus di risorse mai visto in precedenza. Dal 1994 al 2008 le elezioni hanno dato ai partiti una dote di 2,2 miliardi di euro di rimborsi. Soltanto 579 milioni sono stati spesi per le campagne elettorali, i restanti 1,6 miliardi di euro e «spiccioli» sono rimasti «a disposizione» dei tesorieri e dei leader. Avrebbero dovuto finanziare solo l’attività politica, hanno finito per essere il forziere personale di tesorieri spregiudicati (il caso di Lusi della Margherita) e leader che hanno interpretato il comando in senso familistico. La vicenda dei finanziamenti leghisti conferma questa degenerazione. Vent’anni dopo esser stato eletto alla Camera, Bossi lascia la leadership e il suo partito in un mare di guai. Si chiude un ciclo. Prima di far politica, negli anni ’60, Umberto incise un 45 giri con il nome d’arte di «Donato». La prima canzone si intitolava «Ebbro», la seconda «Sconforto». Sintesi perfetta della sua biografia politica. Siamo all’inizio di un racconto collettivo. A breve le elezioni amministrative daranno un’altra scossa, quella che annuncia il terremoto del 2013.