Soddisfatti i sindacati la Cgil sospende il giudizio ma non boccia
Il Pd è soddisfatto e la Cgil sospende il giudizio in attesa di vedere il testo. Il bilancio per Monti sulla riforma del lavoro può dirsi positivo se anche Susanna Camusso, combattiva leader della Cgil, ha una posizione più possibilista rispetto ai giorni scorsi. La nuova versione nei licenziamenti per motivi economici che lascia per i casi più spinosi la possibilità al giudice di prevedere il reintegro, viene incontro alle richieste del Pd e dei sindacati. «Quando ci sarà un testo scritto, vi diremo se c'è un passo avanti. Non vorremmo ritrovarci sorprese, come in altre occasioni» commenta Camusso in modo cauto ma da Corso d'Italia filtra che il coinvolgimento del giudice e la possibilità del reintegro, rappresentano un passo in avanti significativo. Soddisfatti Cisl e Uil. «Mi pare che la questione che ci preoccupava di più è stata definita in modo ragionevole» ha commentato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Ora è arrivato il momento di rasserenare il paese come ci chiede il Presidente della Repubblica, ma soprattutto di risolvere i problemi dell'Italia che sono la mancanza di crescita e l'eccessivo peso fiscale. Per questo noi ci mobiliteremo nei prossimi giorni». Dice Angeletti della Uil: «Abbiamo pareggiato fuori casa. Per noi era necessario che si modificassero le norme relative ai licenziamenti economici perché così come era scritta poteva prestarsi ad un uso fraudolento dalle imprese». Tira un sospiro di sollievo il Pd e Bersani rivendica il risultato raggiunto. «Il concetto emerso è quello che ci stava a cuore. Dunque, quell'articolo non sarà scritto con la mia penna, ma penso sia un passo avanti importantissimo» E manda un messaggio alla Cgil che ora «deve registrare un cambiamento e un passo avanti». Enrico Letta si spinge a sollecitare una rapida approvazione «in Parlamento entro due mesi per evitare cattive interpretazioni del nuovo accordo». Dura la reazione di banche e imprese. Le modifiche spettavano al Parlamento e non a un vertice politico, è l'accusa degli ambienti imprenditoriali. Già in mattinata le imprese avevano fatto sentire il proprio disappunto sulle ipotesi di modifica. Abi, Alleanza Cooperative, Ania e Confindustria avevano diffuso una una nota per ribadire, nel caso in cui le anticipazioni avessero trovato conferma, che al Paese «che, piuttosto che una cattiva riforma, è meglio non farne alcuna».