Scandalo Lega, Bossi si è dimesso Un triumvirato alla guida del partito
Umberto Bossi ha presentato sul tavolo del Consiglio Federale le sue dimissioni da segretario federale della Lega Nord. Quando la notizia si è diffusa tra i giornalisti che sostano davanti alla sede di via Bellerio, i militanti che si trovano davanti al quartier generale per manifestare solidarietà al leader del Carroccio hanno cominciato a gridare "Bossi, Bossi". Dopo le dimissioni irrevocabili di Umberto Bossi a via Bellerio prende corpo una soluzione ponte. La guida del partito, a quanto si apprende, sarebbe affidata a un triumvirato formato da Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, che traghetterà il partito fino al congresso federale che dovrà scegliere il nuovo segretario. Stefano Stefani, presidente della commissione Esteri di Montecitorio, è stato nominano nuovo tesoriere della Lega. La decisione è stata presa dal Consiglio federale del partito. "Sono molto emozionato", questo il primo commento di Stefani a caldo. Dopo le dimissioni da segretario federale, Umberto Bossi è stato nominato presidente della Lega Nord. IL PRIMO COMMENTO DEL SENATUR "Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia". Lo ha detto Umberto Bossi al consiglio federale della Lega, secondo quanto riferito da Matteo Salvini, al termine della riunione, su Radio Padania. Bossi è stato nominato presidente della Lega, riferisce ancora Salvini, "da un consiglio federale commosso. Nessuno ha chiesto le dimissioni di Bossi, lui è arrivato già convinto, con una scelta decisa e sofferta". RENZO BOSSI PORTO' VIA I DOCUMENTI Dagli atti delle indagini condotte dalle procure di Milano, Reggio Calabria e Napoli sull'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito emerge anche una telefonata tra Belsito e Nadia Dagrada, segreteria amministrativa della sede del Carroccio di Milano, da cui risulta che Renzo Bossi, figlio di Umberto, si sia recato in via Bellerio per recuperare i fascicoli probabilmente relativi ai lavori di ristrutturazione di un'abitazione. "(...)Sono venuti a prendere, Renzo e la fidanzata, tutti i faldoni da via Bellerio e li hanno portati via" afferma al telefono la Dagrada il 12 febbraio scorso, che poi aggiunge "Quindi adesso c'hanno parecchia caga". Il tesoriere replica "uhm, però nella caga capisci che l'altro deficiente ci va a nozze" e la segretaria afferma "Infatti, è per questo che ti sto dicendo, visto che comunque lei (Manuela Marrone, secondo chi indaga) di ascendente ce n'ha, dire adesso che questi, che cavolo Castelli c'é da tenerlo d'occhio, sta cercando di scatenare, sotto, sotto, un casino che tutti che vogliono andare a vedere i conti, che vogliono andare a vedere i documenti e questa sarebbe la fine". COINVOLTO ANCHE CALDEROLI Ci sarebbe anche Roberto Calderoli tra i destinatari dei fondi sottratti dalle casse della Lega, utilizzati per i bisogni della famiglia Bossi. In una telefonata la responsabile amministrativa della Lega, Nadia Dagrada tranquillizza al telefono Belsito riguardo a somme di denaro consegnate a Calderoli. "Come giustifico i soldi di Calderoli?", domanda Belsito. "Quello non e' un grosso problema - risponde Dagrada - nell'arco di un anno, non e' un problema". Secondo gli investigatori dalle casse della Lega sono stati sottratti i soldi per pagare 3 lauree, i soldi per il diploma di Renzo Bossi, auto affittate da Riccardo Bossi tra cui una Porsche, le somme per pagare i decreti ingiuntivi di pagamento di Riccardo Bossi, le fatture per l'avvocato di Riccardo Bossi, 300mila euro da destinare alla scuola Bosina di Varese. LE INDAGINI Una serie di documenti, alcune fatture e una cartella denominata "the family" sono state trovate, quanto si apprende, all'interno della cassaforte in uso a Francesco Belsito, l'ex tesoriere della Lega al centro di una inchiesta condotta congiuntamente dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria. Per gli inquirenti napoletani si tratterebbe di materiale "utile ai fini investigativi". L'attenzione degli inquirenti è concentrata soprattutto su una parte della documentazione contabile sequestrata, per verificare il sospetto che alcune somme distratte da Belsito siano state destinate a pagare spese dei familiari del leader del Carroccio, Umberto Bossi. L'inchiesta napoletana è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e affidata ai pm Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli. Secondo alcune intercettazioni dei carabinieri del Noe, riportate oggi da diversi quotidiani, Belsito avrebbe parlato anche di numerose "elargizioni" ai figli di Umberto Bossi e alla vicepresidente del partito, la senatrice Rosy Mauro, con i fondi distratti dalla tesoreria della Lega. Secondo le indiscrezioni i fondi sarebbero stati usati, tra le altre cose, per pagare "i costi di tre lauree", il "diploma" del figlio di Bossi Renzo e ancora l'affitto di automobili per un altro figlio, Riccardo, fra cui una Porsche. Il tutto per una somma pari a circa 250mila euro, mentre altri 300mila sarebbero andati al Sinpa, il sindacato padano gestito dalla Mauro. Sempre secondo quanto pubblicato su alcuni quotidiani, al centro dell'interesse dei magistrati ci sarebbe anche un investimento di 6 milioni di euro fatto da Belsito su un fondo cipriota che, a sua volta, si appoggia su un fondo in Tanzania.