Monti, pace coi partiti. "Avanti con le riforme"
Un dibattito «opposto alle mie intenzioni». Mario Monti fa marcia indietro, si «dispiace». E così non gli resta che sventolare bandiera bianca e tendere la mano ai partiti e ricostruire come «è fiorito un dibattito che mi spiace abbia dato un'impressione esattamente opposta a quella che era l'intenzione». Le parole incriminate sono quelle che aveva pronunciato da Tokyo sul grado di consenso per governo («ne gode di molto») e partiti («non ne hanno»). Poi ieri, quando in Italia sono le tre del mattino, l'inquilino di Palazzo Chigi, anticipa ai giornalisti al seguito per la missione in Corea del Sud, Giappone e Cina, di aver affidato a una lettera al Corriere della Sera una messa a punto dopo la bufera in Italia. Un modo per spiegare la sua scelta e ne accenna prima che l'Airbus di Stato decolli alla volta di Pechino. «Uscirà questa mattina sul Corriere della Sera una mia lettera nella quale - rileva - si mettono nel contesto quell'una o due frasi che, correttamente riportate dai corrispondenti italiani presenti al discorso al Nikkei, in Italia sono state lette in modo tale da generare un grande, e a mio parere non fondato, dibattito politico». Una sorta di mea culpa che in Italia viene accolto immediatamente con grande soddisfazione. Il primo ad esprimere il suo plauso è il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «Che i partiti stiano facendo un grande sforzo per sostenere nel Parlamento e nel Paese l'opera di risanamento economico, avviata dal presidente Berlusconi e proseguita con il governo Monti, è un dato di fatto. Che il presidente del Consiglio Monti lo abbia voluto sottolineare con la sua lettera al Corriere della Sera è certamente un fatto positivo dopo le incomprensioni e le discussioni dei giorni passati». A ruota è seguito il commento del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «Ho trovato positiva la lettera di Monti. Non è che ne sentissimo il bisogno. Noi siamo leali e generosi, se volevamo andare a votare ci saremmo potuti andare. Le riforme non ci spaventano, le abbiamo fatte anche quando eravamo al governo». Ma se i partiti che sostengono Monti accettano la "rettifica" lo stesso non si può dire per Lega e Idv. Il presidente del Piemonte, il nordista Roberto Cota, che definisce la lettera come «roba da Prima Repubblica, da primissima Repubblica». E il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, rincara la dose: «Monti ha capito di aver fatto un passo falso e, nella sua lettera, dice la stessa cosa che diceva in questi casi Berlusconi: che lo hanno frainteso e che in realtà voleva dire il contrario di quello che ha detto». Ale. Ber.